Il viottolo dei ricordi

di � Iashper

Racconto





Foto -�Iashper (Un ringraziamento all'autore)




Ci sedevamo qui, proprio dove ho fotografato la bici: in alcuni punti sono rimasti incisi sulla pietra i nostri ricordi.
Gi�... noi non usavamo bombolette spray, noi incidevamo.
Volevamo avere la sicurezza del ricordo intatto, eravamo modestissimi scultori dell'amicizia: incidevamo la vita!
Non solo: rivedendo oggi quel viottolo, mi rendo conto che incidevamo SULLA vita. Volevamo essere grati al presente pensando al futuro, a quel futuro che un giorno avrebbe rappresentato ai nostri occhi il nuovo presente, ma soprattutto il passato: la famosa quarta dimensione?
Mi � difficile dirlo, so solo che in quel viottolo torno ogni anno, puntuale al mio appuntamento con l'amicizia e con la morte, quella morte ormai cos� lontana eppure in questo viottolo cos� presente da tornare ad esser vita...
Il tempo vi ha aggiunto i soliti insensati "geroglifici" sul muro, cos� distanti eticamente dai nostri segnali sulla roccia!
E' sempre e soltanto una questione di linguaggio: noi non deturpavamo, noi abbellivamo con l'arte povera della nostra ricca giovinezza.
Su quella curiosa panchina di rocce appoggiate al muro eravamo soliti sederci in sette, i sette fedelissimi a un certo tipo di rituale che per noi era diventato sacro: ci si radunava l� al ritorno dalla spiaggia oppure la sera, dopo cena, per decidere la nuova meta.
Giovanni, Renzo, Fulvia, Marco, Laura, Ercole ed io.
Il viottolo era il nostro percorso obbligato verso il richiamo della serenit�, e quel particolare tratto era il nostro tempio: allora era davvero facilissimo credere in Dio perch� la nostra felicit� era cos� straripante che ci sembrava impossibile doverla addebitare semplicemente al caso o all'incoscienza della giovent�.
Quest'anno, nel recente agosto, ho rivisitato il tempio, come sempre, per la prima volta in bici: l'ho posteggiata pi� o meno nel punto in cui si sedeva Ercole, e l'ho fotografata; nel mentre pensavo sorridendo che 36 anni fa non avrei mai immaginato che mi sarei servito di un telefono per farlo. A parte gli strani "geroglifici" sul muro, quell'angolo � esattamente lo stesso dal 1972, e quella panchina di roccia � impressionante nel potere del ricordo: non so... non so... a volte vorrei voltar pagina, passare esternamente ai ricordi senza soffermarmi, ma qualcosa di terribilmente bello mi obbliga ogni anno a rileggere il libro proprio in quella precisa pagina contrassegnata da piccole, timide e fragili incisioni su un rosario di pietra di cui perfino l'inclemente Tempo ha avuto sommo rispetto...
Ognuno di noi ha diritto alle proprie fissazioni.
Io ho le mie, e le adoro: sono innocue, anzi, forse no, non lo sono affatto in quanto possono stravolgere in un attimo quella che � la realt� per trasformarla in qualcosa che � altrettanto reale pur non essendo n� tangibile n� apparentemente verificabile all'atto pratico.
Diciamo allora che sono innocue giacch� a me non creano danno dal momento che ci tengo ad alimentarle con tutte le mie forze.
La verginit� di certi angoli del Tempo mi ha sempre attratto irresistibilmente, cos� come l'odore inalterato dei momenti racchiusi nello scrigno di tali angoli: � un po' come quando vai in soffitta e ti metti a rovistare in quel vecchio baule cavandone qualcosa che � molto pi� di un semplice ricordo, � il Tempo rannicchiato in posizione fetale nel ventre dell'attesa.
Il viottolo � come la soffitta e conserva in s� le impronte digitali che impediscono alla Morte di separarsi completamente dalla Vita: quando allungo la mano verso la roccia... proprio l�... subito dietro la bici... entro in un film antico come il mondo dove gli attori hanno recitato senza sforzo una parte che era destinata a lasciare il segno negli anni.
C'� chi si serve dei fiori per onorare il ricordo, chi raggiunge periodicamente i cimiteri e sofferma lo sguardo su fotografie ingiallite, io ho sempre preferito respirare a pieni polmoni l'odore acre del Tempo Intatto guardandolo dritto negli occhi: anche quest'estate mi sono seduto su quella curiosa panchina di roccia chiedendo al Dio che non esiste il permesso di vivere la pura bellezza della mia eresia che irretisce i miei pensieri fino al punto di rivivere e far rivivere davvero ci� che ho amato, nel caso di Ercole l'amicizia pi� genuina.
Ci sedevamo l�, proprio dove ho fotografato la bici, e l� restiamo ancora in sette, anche se mi ci siedo da solo ormai da anni, anche se forse ogni tanto ci si siede qualcuno degli altri per imitare la mia fissazione e vedere se ne trae lo stesso giovamento: non credo, nessuno di loro fiuta il Tempo come faccio io. Io sono speciale, mi abbandono all'eresia dei sensi e la mia preghiera � l'olfatto quando seduto sulla roccia mi concentro fino a farmi raggiungere dall'odore stesso delle parole che fendono l'aria degli anni per ridarmi l'emozione del sorriso.

( in ricordo di Ercole, che sta seduto proprio dietro la bici )

� Iashper
 

 






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