Non sarà più la stessa cosa

 


 

Shiva cercò di concentrarsi su ciò che stava leggendo ma l’attenzione non ne voleva sapere di restare ferma sulle parole che scorrevano sotto i suoi occhi anonime e senza significato.
Come riscuotendosi, ogni tanto tornava indietro ai paragrafi precedenti per cercare di riannodare il filo del racconto ma nulla da fare, i pensieri se ne andavano per conto loro.
Allora poggiava il libro, capovolto, così che le due pagine aperte si posavano sulla coperta del letto mantenendone il segno, si alzava e si avvicinava al computer per aprire la posta elettronica e vedere se nel frattempo fosse arrivata qualche email, ingoiando la delusione, poi, quando la pagina le segnalava zero messaggi.
Guardando l’orologio si meravigliava come i minuti passassero troppo in fretta , minuti che si inoltravano nella notte e si allontanavano inesorabilmente dalla sua speranza. Riprendeva il libro tentando di ritornare a quella curiosità che il racconto le aveva suscitato fin dall’inizio ma un persistente e fastidioso ronzio alle orecchie e un vuoto alla testa che le faceva balzare le lettere come in una frenetica danza la costringevano ad abbandonare ancora la lettura.
In fondo non era che per ingannare il tempo dell’attesa.
Dell’attesa di che poi?
Si sedeva sul letto, rannicchiava le gambe finchè i talloni non aderirono alle ginocchia e si prendeva il volto tra le mani cercando di ricacciare indietro le lacrime che sentiva salire da dentro lo stomaco che aveva preso a martellarle con dei colpi sordi, attutiti dalle costole
O forse era il cuore?
Pensò che forse Matteo aveva avuto da fare, trattenuto magari dal lavoro, qualche riunione improvvisa, che non era la prima volta che non si faceva vivo che, forse, se ne era dimenticato, che poteva essere stanco e non aver voglia.
Sentiva l’inquietudine invaderle le viscere da procurarle dei fastidiosi crampi alla pancia e alle dita della mano destra mentre le contraeva per trattenere il cellulare che rimaneva vuoto e silenzioso.
Pensò che avrebbe potuto chiamarlo lei e lui, come altre volte, avrebbe risposto con la sua solita educazione senza lasciar trasparire fastidio o disappunto nel caso ci fosse stato, si sarebbe mostrato dolce e gentile come al solito e l’avrebbe salutata con quel suo ciao tipico da sembrare un bacio a fior di labbra e avrebbe poi aspettato il suo clic di riaggancio.
Ma quella sera un prepotente desiderio di lui, di lui presente, di lui attento la portava a desiderare un suo cenno, un qualcosa che le desse la misure di quanto fosse nei suoi pensieri, in fondo sono le piccole cose, apparentemente insignificanti quelle che si fanno seguendo l’istinto, senza farle passare per il filtro della ragione a indicare l’interesse, che qualcuno ha per noi e Shiva, quella sera, aveva bisogno di Matteo e della sua spontaneità.
Movimento irrazionale del cuore, lo sapeva, privo di ogni logica, di ogni senso del vivere comune ma necessario per non appiattire i sentimenti e costringerli dentro sagome di cartapesta rigide e meccanicamente comandate e quella sera il suo cuore avrebbe avuto tanto bisogno di irrazionalità.
Shiva spense il lume e si coricò sperando di prendere subito sonno e far passare quelle ore tremende di lacrime e delusione.
Al risveglio, pensò, farò io un sms ma non sarà più la stessa cosa.
Da "In un pozzo...la luna..."




 

 

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