Per non morire

Con due rose Stefano disse a Gloria che l'amava

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Terminata di leggere l’ultima parola resto per alcuni minuti a guardare le due pagine aperte, conclusive, del romanzo, senza la forza di muovermi e la capacit� di pensare. Se chi sta leggendo queste mie note, conosce gi� il libro, capir� cosa voglio dire, in quanto agli altri non resta loro che leggerlo.
Passati i momenti di smarrimento, torno a riassumere in mente e in carta il romanzo e siccome di un thriller che si rispetti � rigorosamente vietato svelare il finale, mi fermer� a qualche pagina prima quando, per non morire, chi per una ragione chi per un’altra scende a compromessi con se stesso e col proprio cuore.
Per non morire Lucrezia, decide di tornare a casa dal marito, sottomettendosi alla sua violenza e annientando la sua vita, per non morire Stefano decide di fuggire a Parigi annullando la sua carriera e il suo amore, per non morire Gloria decide di morire per l’amore e dedica la sua vita alla figlia e al lavoro.br> Gloria, ancora ragazzina, viene ceduta dai genitori, due girovaghi dalla vita fuori dagli schemi, ad un uomo molto pi� grande di lei che, di bettola in bettola la porta a conoscere la pi� sordida e umiliante vita sia sessuale che psicologica finch�, stanco, l’abbandona in una locanda di un paesetto sperduto dell’Appennino tosco/emiliano.
Cos� a soli sedici anni si ritrova senza famiglia, senza casa e senza un soldo, in preda alla pi� nera disperazione.
Il proprietario di quell’alberghetto, accortosi del suo stato, con un gesto di bont� decide di aiutarla, offrendole un lavoro proprio l� in albergo che diverr� cos� il luogo della rinascita per quella ragazza minuta e bellissima con tanto desiderio di vivere e migliorarsi.
E grazie alla sua tenacia, Gloria, riuscir� a ricostruirsi un’esistenza tranquilla, a crescere l’adorata figlia, frutto della sua convivenza sciagurata e a diventare socia di Ruggero il proprietario dell’albergo, albergo che, ormai ristrutturato e abbellito in tutti i suoi locali mostra le sue belle stelline ad indicarne la confortevolezza.
E la vita scorre tranquillamente quando un giorno arriva all’Anastasia -Gloria aveva voluto dare all’albergo il nome di sua figlia- un personaggio famoso, un grande scrittore, una specie di tombeur de femmes, sempre sull’onda delle cronache rosa per le sue molteplici storie d’amore, che, ufficialmente, dice di aver scelto quel paese tranquillo tra i monti, per concentrarsi nella stesura del suo nuovo romanzo ma, in realt�, sta fuggendo dal marito di Lucrezia, la sua ultima conquista, un noto boss della malavita che ha giurato che gli avrebbe fatto la pelle.
Tra Stefano e Gloria scoppia un grande amore ma, a complicare le cose ci si mettono sia Ruggero, il suo socio, amico di sempre, che le confessa di essere invece, sempre stato innamorato di lei, mettendola in un grande stato confusionale sia Anastasia, sua figlia sedicenne, grande fan innamoratissima dello scrittore, alla quale non pare vero poterlo avere l� in carne ed ossa e, nella sua spavalderia e faccia tosta di ragazza moderna, al rifiuto di lui che non vuol accontentare le sue voglie sessuali, lo accusa di averle usato violenza, accusa poi ritirata, ma, ormai la permanenza di Stefano in quell’albergo, dato il clamore suscitato sui giornali, viene compromessa.
Il boss ha scoperto infatti il suo nascondiglio e Stefano precipitosamente se ne deve andare chiedendo, ospitalit� ad un caro amico, in una sua casa disabitata vicino Roma. Passa mesi di isolamento in una vita da recluso, vede solo il suo amico, che ogni due giorni gli porta il necessario per sopravvivere ed � appunto in una di queste visite che si accorge che Stefano accusa un acuto dolore ad una mano e sentendo quest’ultimo minimizzare, confessando che non � la prima volta che questo sintomo si presenta, da medico quale �, si allarma ancora di pi� e gli propone di andare con lui a Parigi, in cui si sarebbe dovuto recare fra non molto per un congresso medico, in modo da potersi far visitare e, se fosse stato necessario, avrebbe potuto anche rimanere l� per sempre.
Per non morire Stefano accetta ma, chiede all’amico il favore grande, prima di lasciare, forse per sempre l’Italia, di passare in quell’alberghetto in mezzo ai monti, col pretesto di dover riprendere alcuni effetti personali che, per la sua precipitosa fuga, non aveva potuto portare con s� ma col segreto desiderio di rivedere Gloria di cui era perdutamente innamorato.
L’amico l’accontenta e prenota due stanze all’Anastasia.
Io mi fermo nel mio riassunto proprio nel momento in cui Stefano, coi capelli rasati, baffi e occhiali neri, per non farsi riconoscere, e il suo amico, partono per quel paese in mezzo ai monti in cui non succede mai niente.
Il romanzo di Annunziata Scarponi procede come una pallina messa a rotolare su un piano inclinato, dapprima piuttosto lentamente per prendere, poi, mano a mano velocit� fino a rimbalzare alla fine della corsa.
Dopo un inizio come di presentazione dei luoghi, dei personaggi, delle situazioni, avvenimenti e colpi di scena prendono a susseguirsi senza sosta, fino a rimbalzare nell’epilogo finale.
E’ un romanzo che attira, avvince, coinvolge, se fosse un attore si direbbe che buca lo schermo, di un romanzo si pu� dire che buca l’attenzione,. l’interesse, il piacere di leggere, in genere quando io non riesco a staccarmi e, col libro in mano cerco di sbrigare le varie faccende di casa o preparare il mangiare, sicuramente � un buon libro e il libro di Nunzia l’ho lasciato solo dopo essere arrivata alla fine.
Uno dei tanti pregi di questo romanzo? La caratterizzazione precisa e puntuale dei personaggi, tanto che alla fine ci si ritrova affezionati a loro come a dei veri amici e si gioisce o si piange con loro e per loro.
La piacevolezza della prosa assai scorrevole, l’intrigante trama, la souspence che accompa gna tutta la storia, rendono questo romanzo una bella lettura adatta a trascorre qualche ora tranquilla e produttiva anche sotto l’ombrellone, in riva al mare, durante l’estate che sta per arrivare.

Diana Moscatelli

07 giugno 2008


 

  Annunziata Scarponi

PER NON MORIRE

ED. IL FILO

 

 

 

 

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