Giuseppe Bernasconi
ER VANGELO SECONNO NUNSOMMICCO
Se un libro non annoia, allora � un buon libro
e "Er Vangelo seconno Nunsommicco" (Il Vangelo secondo Non-sono-sciocco) non
solo non annoia ma si legge d'un fiato, sia per la piacevole scorrevolezza con
cui � scritto sia per i punti di condivisione con gli argomenti capaci di
smuovere il pensiero a riflettere sui grandi e,
spesso, insolubili temi, che assillano questa nostra vita terrena.
Attraverso i dialoghi di Peppe, Spartaco, Nando e Giggi, quattro amici
ormai in pensione pertanto ricchi di esperienza e di cos� detto tempo
libero, percorriamo episodi e momenti che potrebbero essere spaccati di
vita di ciascuno di noi, visti per� attraverso l'occhio ironico del'Autore.
L'ironia, infatti � la chiave di lettura soprattutto delle espressioni
poetiche contenute nell'opera, un'ironia sana e bonaria che non disturba e
che pertanto riesce a cogliere l'essenziale, facendo superare alla parola
il suo primitivo significato, per giungere ad enfatizzare quel moralismo
cattoipocrita che spesso ci fa allontanare dalla religione ufficiale,
quella apparente, quella praticata dai preti, per abbracciarne una tutta
nostra allungando un filo diretto con Dio.
Ed ecco allora, secondo i protagonisti, come dovrebbe essere la scelta di un Dio o
come fu la creazione dell'uomo, per passare poi al loro catechismo, a quello che
si dovrebbe sapere sui preti e su Ges� Cristo, fino a percorrere con la loro attraente filosofia il significato delle principali feste
comandate comprese di sacramenti e di comandamenti.
Assai divertenti sono i calembour, le assonanze, i giochi di parole, che si
snodano lungo tutto il percorso del "Vangelo" sia nei dialoghi in prosa che
nelle espressioni poetiche.
Un discorso a parte va fatto per i numerosi sonetti contenuti nel testo, in
endecasillabi nella rima classica molto ben costruiti
e ciascuno con una logica o "loggica" dato che siamo in dialetto a cui non
si pu� che dare ragione.
Il dialetto, appunto � un'altra valida componente di questo lavoro, alcune
espressioni non avrebbero l'impatto emotivo che hanno, non strapperebbero
il sorriso che invece suscitano n� il consenso che ottengono, se fossero
scritte in perfetto italiano.
"Er Vangelo seconno Nonsommicco" � il seguito ideale del precedente
poemetto "Er Carvario d'un frate missionario" pubblicato nel 2008 e
composto da 280 sestine in vernacolo.
L'Autore, Giuseppe Bernasconi, � socio dal 2003 del Centro Romanesco
Trilussa, e dal 2010 fa parte dell'Associazione nazionale Poeti e Scrittori
Dialettali.
I suoi versi figurano sia in alcuni periodici dialettali, fra i quali
Rugantino, Diogene e Romanit�, sia in significative raccolte antologiche.
Per le sue qualit� artistiche ha gi� riscosso lusinghieri riconoscimenti e
nel 2009 e nel 2011 � stato nominato "Poeta romanesco dell'Anno".
Al suo attivo vanta, tra l'altro, la creazione di canzoni, poesie e
scenette in dialetto comasco, pi� volte da lui interpretate o fatte
interpretare nel Teatro di Uggiate Trevano, comune lombardo, di cui �
cittadino onorario.
Diana Moscatelli
La scerta der Dio
Te serve un Dio? Conzurta er tabbellone
C'� un elenco che nun finisce pi�
C'� Giove, c'� Nettuno, c'� Giunone,
c'� Brahama inzieme a Siva e co Visn�
C'� Budda, ce sta Odino, c'� Plutone,
ce trovi Thor , Marducche, Manit�,
ce n'� 'na compagnia ch'� un battajone
e p�i trovacce pure Berzebb�.
S� tutti boni, tutti venerabbili,
ognuno ci� li cardinali sui
co 'na firza de preti arispettabb�li.
Ma er dio pi� dio che regola er destino
dell'anima de li mortacci tui
� quello pi� adorato: er dio Quatrino
Giuseppe Bernasconi
Oh Dio Granne!
O Dio che stai pi� su de l'artri dei
l� ind� nun p� ariv� er penziero umano,
vedi, si p�i, de scegne quarche piano
e f� cap� chi veramente sei
Qui semo troppo pieni de trofei
de dei che l'omo crea a tutto spiano
quanno naschi, o cattolico o pagano,
ci�i gi� 'na fede e litichi pe lei
Vescovi, imani, bonzi...frammassoni
in nome tuo se fanno concorenza
Inzino a f� scrocchi� le religgioni
A raggion� nun ce s'ariccapezza,
si Tu, Dio vero, Dio de fede e scienza,
nun vieni qui pe mettece 'na pezza.
Giuseppe Bernasconi