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 Il mio viaggio in Marocco


Meknès   Moulay Idriss  Volubilis


Lunedì 07 ottobre 2013




Lasciamo il Rive Hotel , verso le 9.00 per raggiungere,
dopo aver percorso circa 140 chilometri, Meknès.



Durante il tagitto. come di consuetudine,
ci vengono date alcune notizie sulla città
che stiamo andando a visitare.


Assieme a Rabat, Fòs e Marrakech, Mekneè forma il quartetto
delle città imperiali del Marocco.
E' patrimonio dell'umanità dell'Unesco.

Circondata da un triplice anello di mura e bastioni,
comprende due raggruppamenti urbani, perfettamente differenziari;
quella antica e quella moderna.
Nella medina si conservano tuttora vari momumenti anteriori
alla dinastia alauita, ma la città attuale è cresciuta
sotti il segno architettonico che le conferì Moulay Ismail nel secolo XVIII.
Br> Il nome della citàà deriva da quello della grande tribù berbera sei Meknaza
fondatori di Taza e di Meknès.
Nel 1672 Mouday Ismail, trasforma Meknès in una meravigla.
Assurto al potere, vi trasporta al capitale.
L'instabilità di Fès e di Marrachech, la presenza delle sorgenti del Zerhoun,
la ricchezza dell'entroterra, la vicinanza della grande via di comunicazione
che taglia il marocco da ovest ad este, rappresentano
i principali motivi di questa scelta.
Con la morte di Moulay Ismail, Meknès inizia il proprio declino,
il trasferimento della capitale a Fès e il terremoto del 1751 mettono
a dura prova la città.br> Oggi Meknnès sorge al centro di una ricchissima regione, caratterizzata
da un'agricoltura fiorente. Domina un paesaggio verdeggiante, ondulato



e copoerto di uliveti, bagnata dall'oued Boufrekane che separa la città
in due parti distine: la medina, città vecchia a d ovest e la città nuo ad est.



Raccoglie e distribuisce la produzione agricola della regione
vini, cereali, agrumi, olive,. olio
erd ha sviluppato l'industria alimentare.
Un cementificio, una fabbrica tessile, <
> e stabilimenti di macchine agricole, impegnano
una numerosa manodopera.
L'artigianato è assai fiorente.



la prima sosta la facciamo davanti alla Bab El-Khemis: la Porta Principale
detta anche la Porta del Giovedì, per un mercatino che si teneva qui ogni giovedì.
La sua costruzione fu iniziata dal sultano Mulay Ismail della dinastia Alauita,
considerato il Grande Costruttore del Marocco,
che, dopo aver distrutto la vecchia città merinida,
l'aveva ricostruita tutta con tre cinte murarie di 45 km.
La città doveva essere la Versailles del Marocco per competere con il Re Sole,
ma il suo sogno fu interrotto dalla morte.





Una visita alla parte interna dell'antivo palazzo reale
dentro il recinto della città imperiale, un enorme complesso di granai,
scuderie che potevano contenere 3.000 cavalli, arsenali e prigioni,
pozzo riserva dìacqua, che aveva occupato l'area della casbah merinida rasa al suolo.
Danneggiate dal terremoto del 1775,
le costruzioni non furono più restaurate,
ma quello che rimane è impressionante.
Come in tante altre parti del Marocco qui sono stati girati diversi film
come "Il té nel deserto" di Bertolucci e "Gesù di Nazareth"











Poi, attraverso la porta Bab el-Mansour, la più bella della città
con le colonne in marmo di Carrara,



si passa dalla città Imperiale alla città vecchia,
la Medina,
giungendo sulla piazza el-Hedim in fondo alla quale si trova il Dar Jamai,
palazzo del visir del 1800 che ospita il Museo d'Arte Marocchina.
Vicino alla Grande Moschea, al centro della Medina, si trova la medersa Bou Inania,
la scuola coranica opera dei sultani merinidi nel 1300.
Si presenta con la classica pianta con cortile centrale circondato su tre lati
da una galleria sopra la quale si trovavano le stanze degli studenti. 





Una sosta anche per visitare il mausoleo di Moulay Ismail







uno dei pochi monumenti religiosi che possono essere visitati da non musulmani
- escluso il venerdì pomeriggio -
data la grande adorazione del popolo marocchino nei confronti di Moulay Ismail,
che lo rende il personaggio più importante e famoso del Marocco.

L'interno del mausoleo è decorato da ceramiche zellij e da stucchi elaborati,
senza però essere un'opera particolarmente fastosa.



C'era in programma anche la visita ada una moschea ma, parecchi di noi
non sono entrati per non doversi togliere le scarpe
come è d'obbligo quando si entra nelle moschee
ma qui non ci veniva permesso di mettere ai piedi nè calzini
nè protezioni con calzini di plasita e,
dato che di moschee ne avevamo viste altre durante i nostri viaggi in Turchia,
abbiamo rinunciato



Verso le 13.00 ci avviamo verso il ristorante previsto per il pranzo.



Il Palais Terrb è un vasto locale assai elegante e confortevole
dove, tra le altre cose ci viene servito il cagin, piatto tipico marocchino.




Dopo il pranzo lasciamo Meknès per dirigerci verso il sito archeologico
di Volubilis.
Lungo il percorso,
dopo circa uan trentina di chilometri,
ci fermiamo a visitare la città santa di Moulay Idriss
che è uno dei luoghi storici notevoli del Marocco.
Vi è custodita al tomba di Moulay Idriss fondatore della prima dinastia araba
del Marocco: gli Idrisidi.







E poi verso Volubilis





Volubilis rappresenta il fiore all'occhiello e la testimonianza
dell'architettura antica in Marocco.
i romani vi costruirono monumenti sfarzosi.
La città esisteva già in epoche molto più remote.
Dagki scavi iniziati nel 1915 e tuttora in corso, si rileva che la località
fu popolata già dall'età del ferro e all'epoca cartaginese.
I romani introducono poi un nuovo concetto urbanistico
dotano, infatti, il territorio del Marocco degli edifici comuni
a tutte le loro province: mura, foro, campidoglio, basilica.

Il pomeriggio è piuttosto caldo quindi risulta molto faticoso
addentralci fra i polverosi resti di questa città,
poi, per noi che veniamo da Roma , non è nulla di nuovo, comunque
risulta interessante vedere come i nostri progenitori
hanno saputo lascaire le loro impronte anceh in quella terra.
Allora ecco la Basilica che presenta due esedre contrapposte,
i templi nel Foro, risalenti al I secolo, l'acquedotto e le terme,
l0imponente arco di trionfo, che si trova prima dell0ingresso ovest,
fatto costruire da marco Aurelio Sebastiano in onore di Caracalla,
come testimoniano il nome suo e quello di sua madre, scolpiti sul frontone.
ceh si posssono vedere a Ostia Antica.
Una caratteristica, invece, che nonmi è capitato di vedere
in reperti archeologici romani a Roma e altrove,
è la presenza in alcune case di specie di frantoi e vasche
per la produzione dell'olio di oliva.
Suggestiva anche perchè è ampia, la strada
detta decumano maggiore, che collega l'ingresso est con l'ingresso ovest.
Lungo il decumano si trovano i resti di numerose case decorate con mosaici policromi, alcuni dei quali in ottime condizioni di conservazione
e, veramente, molto belli, tra cui,
quelli situati nella casa di Orfeo (Orfeo con lira che incanta gli animali,
Anfitrite su biga trainata da ippocampo,
i nove delfini), nella casa del corteo di Venere e nella casa delle colonne.

Abbastanza stanchi, torniamo poi al pullman
per riprendere il viaggio
lungo la strada facciamo poi una sosta per vedere un lago artificiale





e proseguire poi
per raggiungere,
dopo una settantina di chilometri,
il



e, dato che è presto per la cena,
approfittiamo per andare a vedere la piscina dell'albergo.










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