Verso la Cappadocia


Marted� 26 settembre 2012


Da Pamukkale a Konya

Il Monastero di Mevlana Celaleddin Rumi


Anche questa mattina partiamo abbastanza presto
poich� sono previste parecchie soste e i chilometri da fare,
al solito
sono tanti, sono sempre tanti i chilometri in Turchia.
La prima tappa � prevista a Konya che si trova
sull'altopiano centrale dell'anatolia, per andare a visitare
il Monastero di Mevlana, il fondatore dell'ordine dei Dervisci.

Percorriamo, buona parte della citt� in pullman e possaimo constatare
che � una bella citt�, pulita, ariosa, nuova e moderna.
la guida ci dice che ha una popolazione di pi� di un miliode di abitanti
ed � il capoluogo della provincia di Konya, la provincia pi� grande
della Turchia.
Nonostante la sua modernit�, per quanto riguarda le costrizioni
Konya � una citt� molto antica, si dice, infatti,
che fu visitata da Paolo di TYarso, come riportano gli Atti degli Apoastoli.

Ed � qui che si trova la tomba del poeta sufi persiano Gialal al-Din Muhammad Rumi,
che qui trascorse gli ultimi cinquanta anni della sua vita.


Sii come l'acqua corrente
nella generosit� e nall'aiutare,
sii come il sole nella piet� e nell'affezione,
sii come la notte
nel difendere i difetti altrui,
sii come un morto
nella irritazione e nella rabbia,
sii come la terra
nella modestia e nella condiscendenza,
sii come il mare
nella tolleranza,
sembra come sei
e sii proprio coem sembri.

Mevlana





Gialal al-Din Muhammad Rumi fu il Fondatore della confraternita sufi dei "dervisci rotanti" (Mevlevi),
� considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana.
In seguito alla sua dipartita i suoi seguaci si organizzarono nell'ordine Mevlevi,
con i cui riti tentavano di raggiungere stati meditativi per mezzo di danze rituali.





Inizi� i suoi studi teologici presso la scuola del padre nel 1231,
succedendogli come capo spirituale al momento della sua morte.
Due eventi spirituali furono determinati nella vita di Rūmī.
Uno fu l'incontro, nel 1244, con il misterioso personaggio noto come Shams-i Tabrīz ("il sole di Tabrīz"),
suo maestro spirituale che sembra sia stato uno dei quei tipici dervisci vaganti,
simili per certi versi agli jurodivyj russi, un "pazzo sacro" di indiscutibile fascino.
Per un anno entrambi si dedicarono interamente ad una ricerca spirituale,
che dest� un notevole scandalo, che port� alla scomparsa di Shams in misteriose condizioni.
A seguito della morte di Shams, Jalāl al-Dīn ebbe un momento di particolare capacit� creativa
che lo port� a comporre una raccolta di poesie comprendenti ben trentamila versi.
Pi� avanti negli anni compose un'altra raccolta di componimenti poetici suddivisa
in sei libri contenente pi� di 40mila strofe.
Il secondo evento fu la conoscenza, a Damasco, con Ibn Arabi,
grande mistico islamico,
tra i pi� grandi teorizzatori della waḥdat al-wujūd o "unit� dell'essere".
Rūmī riesce a fondere in modo perfetto l'entusiasmo inebriato di Dio di Shams-i Tabrīz,
con le sottili elucubrazioni e le visioni di Ibn al-'Arabi.
La realt� terrena, sostiene esplicitamente Rūmī,
non � che un riflesso della realt� simbolica che � la vera realt�.
Le opere principali di Rūmī sono due,
uno � il Dīwān o canzoniere, noto come Divan-i Shams-i Tabrīz ("Canzoniere di Shams-i Tabrīz").
L'appellativo � anche esteriormente, ben meritato, trattandosi di una raccolta di odi veramente immensa.
L'altro � un poema lungo a rime baciate, forma che si chiama comunemente in persiano "Masnavī"
e noto appunto come Masnavī-yi M�navi ("Masnavī Spirituale").
� stato definito un Corano in lingua persiana e consiste di pi� di 26.000 versi doppi,
in sei volumi o quaderni (in persiano "daftar"), ciascuno preceduto da una elegante prefazione in prosa in arabo.
Un altro libro, dal cuG:\Siti web\Goccedipensiero\I miei viaggi\ymev3.jpgrioso titolo arabo Fīhi ma fīhi ("C'� quel che c'�") raccoglie dichiarazioni in prosa del maestro,
che coincidono con quanto espresso dalle sue opere poetiche.





Col termine derviscio (in persiano e arabo darwīsh, lett. "povero",
la cui etimologia resta sostanzialmente sconosciuta) si indicano i discepoli di alcune confraternite islamiche (turuq)
che, per il loro difficile cammino di ascesi e di salvazione, sono chiamati a distaccarsi
nell'animo dalle passioni mondane e, per conseguenza, dai beni e dalle lusinghe del mondo.
Si tratta di un termine afferente a molte generiche confraternite islamiche sufi,
anche se tendenzialmente ci si riferisce alla ṭarīqa della Mawlawiyya/Mevleviy�.
I dervisci sono asceti che vivono in mistica povert�, simili ai frati mendicanti cristiani.

Darwīsh in lingua farsi significa letteralmente "cercatore di porte".
In campo mistico il termine, pi� ancora che "mendicante" ha acquistato il significato
di colui che cerca il passaggio che porta da questo mondo materiale ad un paradisiaco mondo celestiale.
Il termine generalmente si riferisce a un asceta mendicante oppure ad un temperamento ascetico
di colui che � indifferente alle cose materiali.

Il fenomeno � tipico di tutti i percorsi ascetici mistici,
sia ebraici, che cristiani, buddisti e induisti.
In campo islamico alcune confraternite fanno della povert� il loro abito fisico e spirituale,
utile ad allontanare qualsiasi vana tentazione di affermazione del proprio Io,
a fronte dell'Unico Esistente, Dio.
Fra esse, in particolare, la Mawlawiyya (in Turco Mevleviy�),
fondata dal grande sufi e poeta Jalāl al-Dīn Rūmī nel XIII secolo
o le ormai scomparse Qalandariyya e Khalwatiyya.
La prima ebbe anche importanti funzioni liturgiche nelle cerimonie d'incoronazione dei Sultani ottomani
ed � particolarmente nota per la spettacolare cerimonia dei cosiddetti "dervisci roteanti"
che, nella loro ricerca dell'estasi che li avvicina a Dio, ruotano a lungo su se stessi
sotto la guida di un loro pir (lett. "vecchio") che, in turco, � chiamato talora dede (nonno).

Questi praticanti del Sufismo erano considerati dei saggi.
Molti dervisci sono mendicanti che si sono votati alla povert�, mentre altri lavorano.
Esistono varie confraternite sufi,
quasi tutte hanno avuto origine da un santo o un maestro musulmano come ʿAlī e Abū Bakr,
rispettivamente quarto e primo califfo musulmano.
Vivono in comunit� monastiche simili a quelle cristiane.
L'Ordine dei Mevlevi, in Turchia, pratica la celebre danza turbinante
come metodo per raggiungere l'estasi mistica (jadhb, fanāʾ).
Le danze sacre sono la pi� antica forma di trasmissione dei "misteri" che essi affermano pervenuti all'uomo dall'antichit�,
e quanti sono ammessi a un tale esercizio passano attraverso un insegnamento speciale che prevede una lunga preparazione.
La danza roteante o turbinante non viene pubblicamente eseguita in forma completa ma in certe tekk� (luoghi di raduno delle confraternite)
i pi� anziani considerano l'uso di eseguirla equivalente alla lettura di libri che espongono i misteri del tempo antico.
Un approccio simile � rintracciabile nelle danze sacre indiane dove,
per fare un esempio, una diversa posizione della mano o del piede trasmette una diversa informazione
e per questo il pubblico deve essere addestrato alla comprensione della danza,
che in questo caso non pu� essere lasciata all'impressione soggettiva.
Contemporaneamente alla rappresentazione, un Derviscio compie un particolare esercizio interiore
che ha il fondamentale compito di accelerare complessivamente la frequenza del ritmo di lavoro del proprio organismo,
e impedire allo stesso tempo di creare squilibri tra le varie parti del corpo,
specialmente tra il centro di "coordinazione motoria", il centro "intellettivo" e quello "emozionale".
Dopo anni di esperienza, orientando i propri sforzi in questa direzione,
pare che un Derviscio acquisisca, in uno stato di "super-coscienza", una speciale propriet�
fondata sull'equilibrio dell'attivit� del proprio organismo,
raggiungibile per attimi via via sempre pi� duraturi, col fine di renderlo uno stato permanente.
Questa � chiamata la "Comunione con Allah".

Oggi, in Turchia
 i dervisci si esibiscono in pubblico soltanto a scopo folkloristico
poich� la religione � stata abolita da Ataturk nel 1929
ma il Monastero � meta continua di pellegrinaggi da parte dei Turchi
e di numerose visite turistiche effettuate da stranieri di tutto il mondo.











Denominato la �soglia della presenza�, questo monastero � la costruzione pi� famosa di Konya,
luogo fondamentale per il misticismo islamico e punto di riferimento per tutti i luoghi di culto fondati
in Anatolia, in Egitto e in Siria dall�ordine dei dervisci rotanti.
Il complesso, trasformato nel 1926 in Museo d�Arte Islamica,
comprende il mausoleo di Mevl�na, coperto nel 1295 da un cono di ceramica verde smeraldo;
gli altri edifici risalgono al XVI secolo o sono rifacimenti posteriori.
Tutto l�insieme spicca per la raffinatezza delle decorazioni e per la ricchezza dei manufatti esposti;
un grandioso sarcofago, appoggiato su un piedistallo e ricoperto da un pesante broccato
su cui sono ricamati versetti del Corano,
custodisce le spoglie di Gialal ad-Din Rumi,
fondatore dell�ordine dei dervisci rotanti.
La moschea annessa custodisce tappeti da preghiera e una bellissima collezione di Corani miniati.
interessanti anche le celle del monastero, oggi trasformate in museo di tappeti anatolici.
























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