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Istanbul






Sabato 22 settembre 2012


E' sempre un attimo di emozione apprensiva quello in cui l'aereo si solleva
da terra per innalzarsi verso il libero cielo.
A Fiumicino, sbrigate le solite formlit� di rito, check-in (questa volta
pare che col peso previsto dalla compagnia aerea, ci siamo, non come l'anno scorso
quando, superando il peso di 4 chili, avrebbero voluto 100 � per consentire l'imbarco,
per cui mi sono messa in un angolo ho aperto la valigia trasbordando il peso eccessivo
in un'altra),
controllo bagaglio a mano e documenti, piccolo snack-pranzo,
ci avviamo al terminal d'imbarco, la compagnia di volo � la Pegasus,
la partenza � prevista per le 15, 15.





 Breve tratto in pullmino per traghettarci fino al vettore, questa volta non
c'� il tubo-tunnel per arrivare fino alla porta dell'aereo ma la tradizionale e tanto romantica scaletta
che ha sempre il suo fascino.
Il mio posto � abbastanza avanti, lo preferisco perch� l'aereo davanti
pare ballare di meno.
Alle 15,00 l'aereo comincia a muoversi per raggiungere la pista da cui spiccare il suo salto in alto,
carica sempre di pi� i motori, aumenta sempre di pi� la velocit�,
sterza, gira, sobbalza un po', tentenna, si ferma, si rimuove, imbocca la pista
e, intanto, dentro la carlinga cade quel solito silenzio che, apparentemente,
vorrebbe sembrare nonchalance ma che, in realt�, � una bella dose di paura compressa.
L'aereo, intanto si lascia sempre pi� alle spalle gli edifici aeroportuali,
ancora un aumento nel rombo dei motori ed ecco sale, sale, prende quota,
come si dice in linguaggio tecnico, sotto di noi l'azzurro illuminato dal sole e qualche soffice nuvola bianca,
sopra di noi l'infinito.




Sono le 15, 15, l'aereo punta ancora verso l'alto, infatti noi dentro stiamo in discesa,
vira, poggiandosi molto da lato e, finalmente, si mette in piano.
Quando � in piano, se non ci si pensa, non sembra di essere in aereo, tanto
il suo procedere � uniforme e regolare....senza dimenticare, per�, che siamo sempre appesi al cielo.

Un atterraggio morbido, alle ore 18,45, ci fa toccare il suolo
dell'aeroporto Sabiha Saw di Istanbul e, dopo il disbrigo delle
varie formalit� d'ingresso e l'incontro con la guida, Mr. Muammer, che gi�
ho avuto modo di conoscere in un mio precedente viaggio in Cappadocia,
saliamo sul pullman per raggiungere l'albergo.
Trovandosi l'aeroporto nel quale siamo sbarcati, dalla parte asiatica di
Istanbul, dobbiamo percorrere un bel tratto di strada per arrivarci
tant'� che man mano che procediamo si fa anche notte e meno male che, come
ci dice la guida, essendo sabato, il traffico � meno caotico rispetto a <
quello che invade la citt� durante gli altri giorni della settimana,
in effetti, a percorrere i circa 35 km. che separano l'aeroporto dal nostro
hotel, impieghiamo circa un'ora e mezza, in compenso, possiamo agevolmente
ammirare, attraversando il ponte di Galata che unisce la parte asiatica con
quella europea, uno scorcio del Bosforo e del Corno d'oro immersi nella loro
fantasmagorica illuminazione.
L'Akgun old town, il nostro Hotel si trova nel centro storico, nei pressi <
del distretto di Sultanhamet, nel cuore della citt� vecchia, � un
bell'albergo, stile moderno, elegante, pulito, molto affollato, la stanza �
assai confortevole, ben arredata, bagno con doccia ma, rigorosamente senza
bidet che, pare essere un'usanza solo italiana, infatti ogni volta che sono
andata all'estero non l'ho mai trovato.
Qui hanno incluso dentro il water uno schizzetto, facente funzione bidet ma
non ho capito come usarlo ed ho preferito sempre la doccia classica e
rinfrescante.







In stanza, sistemazione alla meglio del bagaglio e si scende per la cena che
� a buffet e ci si pu� trovare di tutto, cibi tipici della cucina turca e
pietanze pi� europee, avvicinandosi molto al nostro modo di mangiare.
Pomodori, insalata, pur� di patate, melanzane con yogurt, un misto di
piselli e funghi, melone bianco, tre tipi di dolcetti pi� un budino di riso
e una piccola birra, in modiche quantit� ma ho assaggiato un po' tutto,
naturalmente la scelta era assai pi� ampia, da soddisfare i palati pi� esigenti,
come hanno potuto constatare i miei compagni di viaggio.
Dopo cena, dato che nessuno aveva sonno e trovandoci al centro della citt�,
decidiamo di andare ad esplorare Istanbul by night.
Visto che molto di noi gi� la conoscono, io stessa ci ho soggiornato cinque giorni, nel 2006,
possiamo avventurarci senza timore e senza guida.
Clima mite, strade affollatissime come se fosse pieno giorno,
negozi aperti, marciapiedi tappezzati delle merci dei venditori ambulanti,
luci, tante luci colorate ad adornare negozi e palazzi, fiori, tante aiuole di fiori,
ad adornare giardini e piazze.







Ad un certo punto camminando lungo la via principale di Istanbul
che non ricordo come si chiama perch� i Turchi hanno nomi assai difficili da scrivere e ricordare,
vediamo fra due antichi cimiteri una porticina con una fila di persone in attesa di entrare.
La cosa ci incuriosisce molto e ci mettiamo in fila.
Entriamo e attraverso un corridoio ai cui lati ci sono dei bracieri tipici e nell'aria un odore strano, arriviamo in un'affollatissima sala,
da un lato gente seduta, teste ciondolanti,
aria trasognata, chi con occhi semichiusi chi con un sorriso smarrito,
chi col fumo appena aspirato che gli esce dalle narici, nel centro della sala tanti tavolinetti,
ciascuno col proprio bracierino accanto, con gente seduta intorno e il narghil� in mano.
Insomma eravamo finiti in una fumeria d'oppio e a giudicare dall'arredamento
doveva essere una delle pi� eleganti della citt�. Tappeti che attutiscono il rumore dei passi,
sempre per la questione dell'atmosfera, credo, a terra
i tipici cuscinoni, su cui affondare le membra ma poi, che fatica per rialzarsi!
e una soffusa musica tipicamente turca, anche bella per�,
nell'aria a fare concorrenza all'odore tipico a cui poi ci si fa il naso e diventa perfino piacevole.
La gente intorno ai bassi e larghi tavolinetti ha l'aria un po'
pi� sveglia di quelli seduti ai lati a ridosso delle pareti, si passano il narghil�, forse l'aria imbambolata arrivera dopo. Che si fa, che non si fa, decidiamo di restare.
Subito, da parte di un cameriere, veniamo dirottati verso un tavolinetto libero,
immediatamente seguiti da un altro cameriere con il bracierino in mano.
Lo accende e da lui si sprigiona il tipico odore, ancora pi� intenso e aromatico, forse perch� pi� vicino a noi.
Ci viene dato un bocchino ciascuno, il narghil�, invece, � in comune e il rito comincia.
Vabb�, nessuno di noi fa sul serio, ci accostiamo il narghil� alla bocca,
tanto per fare qualche foto ricordo, il tutto appare molto divertente e concludiamo poi un buon t� alla mela,
la bevanda tipica della Turchia che viene offerta dovunque e dappertutto,
pi� tranquilla e meno destabilizzante dell'oppio, buonissima.
Probabilmente Istanbul non si ferma mai perch� tornando in albergo e sono quasi le due di notte,
notiamo ancora moltissima animazione lungo le vie.
La prima giornata si � cos� conclusa,
l'appuntamento � per la mattina alle ore 8,30 per cominciare l'ufficialit� del viaggio,
la visita alle principali carattesristiche di Istanbul.


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