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Giocare a carte con il morto
Le parole non hanno lacrime
non hanno sofferenza
sono segni coricati su un foglio
o arrampicati su uno schermo
o nell�aria
che mi fa da sfondo nella vita.
Le parole danno lacrime
danno sofferenza
quando giocano a carte con il morto.
Spavalde s�avanzano e rilucenti.
Oh lo so
che stilano la storia, l�amore, la ricordanza
di quei brividi che chiamavamo gioia,
con destrezza l�ha scelte la ragione
lasciando le spinate all�opposto,
inespresse.
Le tue parole non sono lacrime
non sono sofferenza
quando ristanno senza giocatore
e odo il silenzio delle carte prone,
solo nel cuore
Le tue parole mi danno lacrime
mi danno sofferenza
quando il respiro dell�intuizione
le avverte spine a striare la pelle.
Mute�.
Le tue parole�
eppur le benedico
nel loro ingenuo non volere esser nate
Ci umiliano, ci salvano
E vestiti di Verit� le affideremo
a Dio.
Diana da Caleidoscopio "Fuori dal coro"
Giocare a carte con il morto
Con questa caratteristica espressione
si definisce una partita con tre giocatori,
nella quale vengono tuttavia distribuite quattro mani.
Lo scopo di questo accorgimento
� ottenere un numero maggiore di combinazioni
con le carte.
La quarta mano, quella del morto appunto,
rimane inutilizzata e serve
per dare pi� possibilit� ai tre giocatori al tavolo.
Tra i vari artisti che hanno trattato questa tematica
� possibile ricordare Stefano Benni e Jacopo Fo.
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