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11 - 9 - 98 Mi rimani in mente

Di Enrico Lenaz

Racconto 





S�, signori, perch� � proprio cos�, e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario: un artista ( o un gruppo), nel campo musicale o altrove, conosce una parabola ascendente: restando nella musica, questo sta a significare primi dischi rozzi, magari scopiazzati dai generi in voga, embrionali per cos� dire, ma entro i quali si possono cominciare a isolare il virus dell�arte (Arte con la maiuscola, a volte) e quello della personalit�.
Seguono opere sempre pi� evolute fino a giungere a quelli che vengono definiti gli album della piena maturit�: pieno controllo del testo, del motivo e del suo arrangiamento, etc.
Tale periodo pu� durare un anno come dieci (vedasi...), n� � peccato adeguarsi a nuove tendenze musicali o a nuovi arrangiamenti, a patto ovviamente di mantenere la propria identit�, di non svendersi alle mode, mai come ora effimere. Anche parlando di Lui, avrei ritenuto improponibile, che so, un arrangiamento di batteria inalterato da Per una lira a Prendila cos�.
E quel che dico rasenta il lapalissiano.
Ma in natura nulla si crea e nulla si distrugge, e questo vale a quanto pare anche per la musica.
Quanto hai preso devi restituire.
Parlo della parabola discendente.
Certo, anche se finiscono le idee il nome resta, si pu� campare di rendita, tanto sai che se riscrivessi Marina, Marina i tuoi discografici riuscirebbero a venderti ugualmente (con gli opportuni �distinguo�: un presunto disco successivo all�insuccessivo Hegel non avrebbe trovato, pare, credito presso le Case, questo per le esose pretese dell�Artista, non giustificate, anzi, contraddette, dalle scarse vendite dell�ultima fatica).
Ma le idee passano.
E passa anche il periodo che, forse per una fortuita combinazione di circostanze, ha consentito e la tua maturazione e il gradimento del pubblico nei tuoi confronti, incentivi interagenti a fare meglio e di pi�.
E quindi, forse, paradossalmente e malgrado l�interessata (che dovrebbe aver agito con ben altre mire che non la tutela del patrimonio artistico-musicale italiano, se � vero ci� che si dice), Grazia Letizia va ringraziata.
Lei avr� agito per motivi suoi, la Musica ne ha tratto vantaggio. Perch� tanto � al 1978 che arriva Lui (Loro).
Dopo, il diluvio.
E� ipotizzabile, e verosimile, il fatto che lei abbia anticipato i tempi, mettendo grossi bastoni tra le ruote (si citano aneddoti in proposito) di un carro a due che ancora dolcemente viaggiava evitando le buche pi� dure e gettando zizzania tra Musicista e Paroliere, l�antiricetta per una proficua collaborazione, ma tant��.
Una giornata uggiosa non era pi� al livello delle opere precedenti, era forse ora di piantarla. Ieri parlavo di Mina e Celentano. Potrei aggiungere: Claudio Baglioni, tanto per citare un �nostrano�, David Bowie, Elton John, i Pink Floyd, i Santana; un grosso contemporaneo di Lui, Cat Stevens, Suo probabile ispiratore se non altro in certe digressioni per violino, del quale mi tocc�, una volta acquistatili quasi per dovere di fan, ascoltare disgustato gli ultimi dischi (ne ero praticamente innamorato, ma la cotta pass�...); quel che resta dei Led Zeppelin, cio� Page e Plant, i quali, parrucca e dentiera, vengono a proporci squallidi �pezzi� senza vergogna... e chi pi� ne ha pi� ne metta.
La critica addomesticata non si sforzi di elucubrare, per cortesia, fandonie sul �rinnovamento� dell�artista o del gruppo: dicevo prima che le combinazioni del successo sono la capacit�, s�, l�estro (e le conoscenze nel settore, ma lasciamo perdere...), ma anche il momento; il resto sono chiacchiere (ma perch� non ci si ritira �in tempo�, carichi tra l�altro di miliardi e legittimamente fieri della popolarit� acquisita?).

- Ieri sera sono stato al concerto in Suo onore al Campidoglio.
All�inizio ho pianto. Poi ero nervoso. Temo che per molti l�addio a Lui (l�unico consentito, visti i funerali privati e l'invito quasi a non nominarlo, stando a quelle che sembrano essere le volont� della famiglia) non sia stata che un�ennesima occasione per far baccano e baccanale. Per me non c�era da divertirsi: c�era soltanto da piangere. Ma devo anche rendermi conto che la mia � un�opinione personalissima, che vale quanto un atollo nel Pacifico, e che forse un addio simile a un funerale nero a New Orleans pu� essere un ottimo modo per salutare una persona, anzi un musicista, cui molti, moltissimi, hanno voluto bene. Complimenti a chi lo ha rievocato sul palco: parlo di coloro che al tempo cantarono i brani scritti dai Due, Bruno Lauzi, Adriano Pappalardo, Shel Shapiro ex Rokes, Maurizio Vandelli ex Equipe 84, i Dik Dik ex Dik Dik, aggiungo le estemporanee interpreti Loretta Goggi e la giovanissima e bravissima Silvia Salemi, e parlo di chi lo ha arrangiato: il bello, bravo, elegante e simpatico Demo Morselli con la sua orchestra; � stato il pubblico, ripeto, a lasciarmi un po� perplesso (un lavoro cell�ho, una casa cell�ho, e i soliti saluti alla telecamera)...

11.9 E con questo avrei terminato la parte �razionale� del mio ricordo. Del tutto razionale non � stata, forse in fondo non mi interessava che lo fosse e in ogni caso non sarei riuscito a mantenermi freddo e lucido. Ma ora veniamo a quello che veramente Lucio Battisti, nato a Poggio Bustone (RI) il 5 marzo 1943, morto a Milano il 9 settembre 1998, lascia dentro di me. Vediamo se anche per altri, soprattutto quarantenni pi� qualcosa, insomma la mia generazione e chi ha qualche annetto di pi�, ci� che dir� avr� un senso.
Non dico nulla di originale se dico che la notizia della sua morte mi ha obbligato, dico obbligato, ad un tuffo indietro, ad una carrellata rapida ma non per questo meno intensa sulla mia vita.
I momenti di angoscia, le piccole e grandi gioie, gli amici, i conoscenti, i compagni di scuola, le ragazze della mia adolescenza... s�, tutto ha un fattore comune: Battisti in qualche modo � sempre presente o se non altro non ne � mai fuori, soprattutto ora che la memoria lavora autonoma e mi ripropone tutte, dico tutte le Sue canzoni e mi fa pensare a tutto quel che ero, e, nonostante il mio tentativo di pensare ad altro (ho i problemi di tutti), il disco scorre, e, anche se riesco a togliere il volume per qualche minuto, quando l�audio ritorna e le sensazioni di leggera follia e il rosa inferno si riaffacciano prepotenti siamo gi� verso la fine del brano, quando il quarantacinque giri si metter� a saltare come facevano tutti i quarantacinque giri sul vecchio giradischi; la canzone � andata avanti nell�inconscio, � finita, e allora l�inconscio passa automaticamente all�L.P. del quale il brano faceva parte e va al titolo successivo, con una precisione, una sequenzialit�, un�intonazione degna di un professionista...
Le serate con la chitarra, addirittura il primo brano che imparai a strimpellare (La Canzone del Sole, vale per tutti i miei coetanei): anche qui, Battisti o c�era o c�era, senza alternative.
Da ragazzino, con un vecchio registratore a bobine che in qualche modo consentiva di sovrapporre due tracce, avevo provato ad incidere cantando Pensieri e parole, senza neanche aver capito bene il testo del controcanto, cosa che mi riusc� soltanto moltissimi anni dopo, quando acquistai un CD doppio corredato dei testi...
Mi trovavo in Veneto, presso i miei parenti, e al bar di fronte c�era una rivista con le parole di Fiori rosa, fiori di pesco: corsi subito a casa ad avvertire mio cugino che si precipit� con me a memorizzare all�istante quel capolavoro... Ero in seconda media (1969) e andai in casa di un mio compagno di scuola, il quale mi prest� il 45 giri Mi ritorni in mente (registrai, sempre con il vecchio registratore a bobine, la stessa canzone dalla televisione - il Nazionale, l�odierna Rai 1, Lucio ancora compariva), raccomandandomi di ascoltare anche la canzone sul retro (7 e 40: be�, non � che avesse tutti i torti...)... Ad una ragazza regalavo, ad un�altra sottraevo con destrezza, dischi o cassette di Lucio Battisti...
A volte mi toccava subirlo impotente, come quando usc� Il mio canto libero e due miei amici non facevano che ascoltarlo, rendendomelo quella volta - ma solo quella volta - noioso (e in seguito capii il perch�: quei due facevano parte della massa informe di acquirenti anonimi, pronti ad acquistare l�ultimo successo di Battisti cos� come il giorno dopo avrebbero potuto mettere su a tutto volume, se quella volta avessimo dovuto gi� assistere a spettacoli deprimenti del genere, qualche concerto classico-pop-�o sole mio di Pavarotti Domingo Carreras, cos�, senza nessuna selezione personale, senza l�ombra di una sensibilit� musicale, senza traccia di attenzione al testo... Cugini di Campagna, Fratelli d�Italia, Premiate Fornerie: tutto accomunato, tutto gettato dentro al melting pot della moda del momento. Battisti no, Mogol neanche: non meritavano questo, meritavano di pi�).
Il dolore � meno egocentrico di noi. Lui s�, che si occupa dell�oggetto dei propri investimenti; noi, no: pensiamo solo a liberarcene.
Lui invece ci d� occasioni, spunti, di riflessione.
Ci fa male ma in fondo a volte ci fa bene.
E allora Grazie, Lucio.
Anche se devo dire che per me eri morto gi� qualcosa come vent�anni fa. Non ti seguivo pi�, l�ultimo disco che mi pass� sottomano fu Una giornata uggiosa, la fine del tuo sodalizio con Mogol. E, a parte le questioni finanziarie tra Voi Due (cosa gi� detta e ridetta), forse, sul piano artistico, fu meglio cos�. E meglio ancora sarebbe stato, forse (macch� forse: sicuramente! Adesso non mi frega niente di essere diplomatico. Dico solo che amavo Battisti), se non avessi continuato a scrivere musica adeguandoti a new trends e affidandoti per i testi prima alla tua Signora, poi a quel Pasquale Panella del quale, almeno a quel che so, si � persa ogni traccia (e, sempre a quel che so, senza l�ombra di un rimpianto). Hai venduto ancora, certo, ma in qualche modo hai rischiato di incrinare il tuo mito. Molti dissero e dicono che, se sarai ricordato (e lo sarai, caro), sar� per i tuoi Fiori rosa, per i tuoi Pensieri e Parole, per i tuoi Canti liberi, per il tuo caro Angelo; non sar� certo per le tue Spose occidentali o per i tuoi Dongiovanni (Aggiungo, 12.9, che al concerto di ieri sera si � cantato, dal palco e spontaneamente dalla platea, soltanto ci� che avevano scritto I Due insieme)... Ed ora alla tua morte civile � seguita quella fisica. Non so quale delle due sia la peggiore. Ma stavi male e soffrivi. Ora non pi�. Per� il fatto che ti si sapesse vivo era simile, scusami, alla certezza che d� un deposito vincolato... Battisti c�� sempre... � immortale... E nonostante Tu per me fossi morto gi� tanto tempo fa, ti vorrei spiegare meglio perch� ti ringrazio; perch� ti devo, affranto e paradossalmente, ringraziare per il dolore che mi hai dato morendo ora fisicamente.
Eccomi.
Con te � morto un ragazzo. Un eterno ragazzo.
Io.
Appena appresa la notizia me ne sono reso conto, in maniera dapprima inconscia, fumosa; poi, in questi giorni, in modo pi� nitido. Hai morto e seppellito il mio passato, quel bambino che rubava e soltanto nel buio giocava, quello che si nutriva di radici e poi..., quello che lavora e pensa a te, quello che prendere a pugni un uomo, quello che Dio mio no ma cosa fai, quello che continu� a camminare lasciandoti attrice di ieri, quello che mascherato da leone ha paura di te, quello che non si muore per amore, quello che troppo spesso la saggezza � solamente la prudenza pi� stagnante, quello che la cantina buia dove noi, quello che come un�aquila pu� diventare aquilone, quello che come pu� uno scoglio, quello che � possibile che mi piaccia una come te, quello che guida a fari spenti nella notte, quello che ... ...quello che IO VIVRO� SENZA TE. Quello che ora piange. Forse non per te, perdonami (per� te l�ho gi� detto: � migliore il dolore che l�uomo...). Ma per un pezzo della mia vita che pi� non c�� e mai pi� ci sar�. Me ne hai fatto accorgere in maniera definitiva e irrevocabile
Tu. Con la Tua morte.
Dal giorno nove del mese di settembre dell�anno millenovecentonovantotto non sono pi� io.
Sono un altro.
Non posso pi� essere  un ragazzo.
Il mio passato � morto.
Devo, dovr� essere un uomo.
Non potr� pi� crogiolarmi nostalgico negli episodi, belli o brutti, della mia adolescenza, o quanto meno non potr� pi� collegarli a te, quasi facendotene carico. Niente e nessuno, tantomeno Tu, potr� pi� farmi da alibi.
No.
Il ventinove prossimo cercher� di sedermi in un caff�. Ma di pensarti.
Grazie per sempre e per mai pi�, Lucio. Addio.



� Enrico Lenaz

in web Peterpan



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