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Il cacciatore di aquiloni

di Khaled Hosseini

Romanzo Piemme






Questo libro è dedicato a Haris e Farah<
entrambi noor dei miei occhi,
e ai bambini dell'Afghanistan.

L'autore





Amir e la storia della sau vita che si intreccia con la vita e la storia del suo paese: l'Afghanistan,
Amir e le sue colpe che si incrociano con le colpe delle persone che hanno
rappresentato punti fermi per il suo percosro esistenziale,
Amir e i suoi segreti che si intersecano con quelli di persone a cui ha
voluto molto bene lasciandogli una visione amara della vita.

Amir e Hassan crescono insieme, legati da un'inseparabile amicizia,
fino all'età di 12 anni, quando un lato oscuro ed insospettabile
del carattere di Amir decreta la loro separazione, liberatoria per Amir,
molto sofferta per Hassan.
Amir, di etnia pashtun; nato e cresciuto a Kabul
è figlio di un facoltoso commerciante,
orfano di madre, morta dandolo alla luce,
vive con il padre con cui ha un rapporto conflittuale,
non si sente da lui molto amato nè apprezzato
e pensa che il padre lo incolpi della morte della sua amata moglie.
Hassan, di etnia hazara, è figlio di Ali ed è molto benvoluto da Baba
tanto da suscitare, a volte, le gelosie di Amir,
assieme a suo padre vive, come servo, nella casa di Baba
e dimostra una grande lealtà verso il suo padroncino amico
-per te qualsiasi cosa-
è la frase che gli ripete spesso.

I due bambini crescono assieme, la loro maggiore aspirazione è vincere
l'evento del quartiere: la caccia agli aquiloni.
Lo scopo di questo gioco è tagliare, per mezzo del loro aquilono,
il filo di quello degli altri giocatori.
Gli aquiloni diventano di proprietà di chi li recupera,
chi taglierà il filo del penultimo aquilone rimasto in aria,
vincerà la competizione e se riesce poi a recuperarlo, ne farà il suo trofeo.
Nonostante il talento di Hassan, i due ragazzi non riescono mai in questa impresa
finchè Amir, al suo dodicesimo anno di età, aiutato da Hassan,
riesce a vincere la competizione, restando l'unico con l'aquilone in volo.
Alla competizione ha assistito Baba che si mostra molto fiero della vittoria di suo figlio,
in effetti Baba è un uomo dalla forte prestanza fisica,
un gran sportivo, calciatore in gioventù
ed avrebbe voluto ritrovare queste doti in suo figlio
che, debole, pigro, amante della sedentarietà e della lettura,
non riesce certo a soddisfare le aspirazioni paterne e che con questa vittoria degli aquiloni,
crede di aver acquistato un po' di fiducia e di considerazione da parte del padre.
Per completare la vittoria c'è la cattura dell'ultimo aquilone sconfitto,
l'aquilone azzurro che Hssan va a recuperare per il suo amico.
Ma Hassan viene intercettato da Hassef il bullo del quartiere,
un ragazzo prepotente e violento che vuole per sè l'aquilone azzurro
e che lo lascia ad Hassan ma a un prezzo,
infatti circondato dai suoi proseliti, in un angolo nascosto della città, lo violenta.
Amir, nascosto a distanza, assiste a tutta la scena, senza avere il coraggio
di intervenire per aiutare l'amico come l'amico aveva fatto tante volte per lui.
Questo causerà in Amir un senso di colpa che minerà la loro amicizia,
infatti la sola presenza di Hassan gli causava un forte disagio tanto che, con un sordido inganno, riuscirà a farlo allontanare assieme al padre, dalla sua casa.
Colpa che si scioglierà, in parte, soltanto molti anni dopo quando Rahim Khan,
amico fraterno e socio in affari di suo padre
e che aveva sempre appoggiato ed apprezzato la sua passione per lo scrivere,
gli rivelerà una insospettata verità.
Quello che farà più male ad Amir è ricordare la frase che suo padre gli ripeteva spesso
- la più brutta azione di un essere umano è il furto e privare qualcuno
della verità è il più brutto furto che si possa commettere.-
Sarà forse il sorriso di Sohrab, il figlio di Hassan,
nel frattempo ucciso dai talebani,
che Amir, dopo terribili vicissitudini,
riesce ad adottare, a ridargli una speranza e un senso alla propia vita.

"Il cacciatore di aquiloni" è un romanzo assai bello, articolato, ricco di episodi e di colpi di scena,
in cui, alla fantasia dello scrittore, si uniscono la vita e al storia di un paese
dal Dal 1971 al 2001, dal passaggio in Afghanistan dala monarchia alla repubblica,
all'invasione comunista, all'arrivo della violenza dei talebani
e alla pulizia etnica tutto attraverso la vita di Amir
e dei suoi familiari ed amici, alla sua fuga in Pakistan date le persecuzioni subite da suo padre
ad opera dei comunisti, alla decisione di trasferirsi in California
con un modo di vivere precario e tanto diverso da quello avuto in precedenza ne loro paese.
Molto ben delineati i personaggi con i loro sentimenti contrastanti:
amicizia, lealtà, violenza, menzogna, amore mescolati alla tragica situazione
di un paese che vede la sua gente passare da una vita tranquilla
e serena alle invasioni, alla guerra di religione, alla violenza inaudita del fratello contro il fratello.

Piacevole da leggersi, scrittura scorrevole,
merito anche della traduzione, per gli autori stranieri occorre tener conto anche di questo,
belle e di atmosfera le descrizioni solo, a parer mio,
qualche descrizione di troppo
che viene ad interrompre l'azione, affievolendone il pathos.




Dicembre 2001

Sono diventato la persona che sono oggi
all'età di 12 anni, in una gelida giornata invernale del 1975.
Ricordo il momento preciso: ero accovacciato
dietro un muro di argilla mezzo diroccato
e sbirciavo nel vicolo lungo il terreno ghiacciato.
E' stato tanto tempo fa ma non è vero
come dicono molti, che si può seppellire il passato.
Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.
Sono ventisei anni che sbircio di nascosto
in quel vicolo deserto.
Oggi me ne rendo conto.
Nell'estate del 2001 mi telefonò dal Pakistan
Il mio amico Rahim Khan.
mi chiese di andarlo a trovare.
In piedi, in cucina, il ricevitore incollato all'orecchio,
sapevo che in linea non c'era solo Rahim Khan.
C'era anche il mio passato di peccati non espiati.
Dopo la telefonata andai a fare una passeggiata intorno
al lago Spreckels.
Il sole scintillava sull'acqua dove dozzine di barche in miniatura
navigavano sospinte da una brezza frizzante.
In cielo due aquiloni rossi con lunghe code azzurre
volavano sopra i mulini a vento, fianco a fianco,
come occhi che osservassero dall'alto San Francisco,
la mia città d'adozione.
Improvvisamente sentii la voce di Hassan
che mi sussurrava
-Per te qualsiasi cosa.-
Hassan, il cacciatore di aquiloni.
Seduto su una panchina all'ombra di un salice
mi tornò in mente una frase che Rahim Khan aveva detto
poco prima di riattaccare, quasi un ripensamento.
-Esiste un modo per tornare ad essere buoni.-
Alzai gli occhi verso i due aquiloni.
Pensai ad Hassan.
A Baba e ad Ali.
A Kabul.
Pensai alla mia vita fino a quell'inverno del 1975.
Quando tutto era cambiato.
E io ero diventato la persona che sono oggi.











khaled Hosseini,
figlio di un diplomatico,
è nato a Kabul, in Afghanistan
La sua famiglia ha ottenuto asilo politico
negli Stati Uniti nel 1980.
Vive nel nord della California e fa il medico.
Il cacciatore di aquiloni
in cui si possono rilevare note autobiografiche,
è il primo grande romanzo epico afgano,
uno straordinario caso letterario, pubblicato in 12 paesi.
Dal romanzo ne è stata tratta una versione cinematografica.





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