26 gennaio 2023
oggi vi propongo quello che fu il grande amico (o amore, chissà magari l'uno e l'altro) di Maria Luisa Spaziani:
Eugenio Montale, uno dei miei miti.
Breve cenno biografico.
Nasce a Genova il 12 ottobre del 1896 da una famiglia benestante,
per problemi di salute vive un'adolescenza difficile
che lo porta a trovarsi spesso solo e lontano dalla vita borghese,
cosa che lo rende molto attento al dolore che caratterizza la condizione umana
“Spesso il male di vivere ho incontrato”
forse inizia proprio in questo periodo.
È quindi, già da ragazzino, molto sensibile e tendente all’introspezione.
Dopo la Prima Guerra Mondiale alla quale partecipa, comincia ad avvicinarsi al mondo intellettuale ligure,
conosce Camillo Sbarbaro e pubblica, nel 1925, la sua prima raccolta poetica, Ossi di Seppia.
Nel 1927 si trasferisce a Firenze e qui passa degli anni molto impegnati e vivaci: collabora con importanti riviste del tempo e soprattutto dirige il Gabinetto Vieusseux, un’istituzione culturale fiorentina nata nel 1819 e ancora oggi riconosciuta come un importante punto d’incontro culturale anche fra italiani e letterati stranieri.
Tuttavia nel 1938 viene allontanato dall'incarico: il Fascismo domina in Italia e tutti coloro che non sono iscritti al partito vengono rimossi dalle cariche pubbliche.
Nonostante questo ritiro, sono anni molto importanti per il poeta che nel 1939 pubblica una nuova raccolta, Le Occasioni, e conosce Drusilla Tanzi che sarà sua moglie e il grande amore di tutta la sua vita.
"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino."
Nel 1948 si trasferisce a Milano dove inizia a collaborare con il Corriere della Sera.
Per questo giornale scrive reportage di viaggio, critiche letterarie e ovviamente vari tipi di articoli molto importanti.
Contemporaneamente pubblica altre poesie e nel 1975 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura.
In quell'occasione il poeta dichiarò: "Sono qui per aver scritto poesia, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo!"
Muore il 12 settembre 1981 a Milano.
Per una biografia più dettagliata cliccare sull'immagine.
La poesia che ho scelto è "La casa dei doganieri", bellissima, che racchiude un po' tutta la visione poetica di Montale circa il suo modo di considerare la vita.
Lasciando il significato politico che alcuni critici ci hanno voluto vedere,
mi soffermerò soltanto sul lato romantico
che aleggia in tutta la poesia e sul ricordo che ne è il cardine.
(Il ricordo, secondo me è la vita, l'attimo fugge immediatamente e soltanto nel pensiero e nel ricordo sappiamo quello che abbiamo vissuto.)
La poesia, secondo alcuni pare sia dedicata ad una donna, vissuta realmente, Annette o Arletta
che il poeta frequentò in gioventù, dal 1920 al 1924, al tempo
dei soggiorni estivi a Monterosso e con la quale pare abbia
vissuto dei bei momenti, secondo altri, invece, quel -tu-
potrebbe essere l'insieme delle donne che, sentimentalmente ha
incontrato nel corso dei suoi anni, addirittura c'è chi vede,
invece, quel -tu- rivolto a se stesso con i ricordi che sono
solo suoi e la inesorabilità del tempo che passa, le ipotesi
sono tante ma sfociano tutte nel ricordo, tema caro al poeta e
molto presente nelle sua poesie.
-Tu non ricordi- dice il poeta -la casa dei doganieri
che ora ti aspetta sconsolata dalla sera in cui vi entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto
(guardate che bella espressione ha usato per immaginare la miriade di pensieri che invadono la mente umana).
-Ora il suono del tuo riso felice non c'è più, solo il vento colpisce da anni le vecchie mura, la bussola si muove senza senso,
non orienta più e la somma dei dadi non è più corretta
(altra bella espressione per indicare l'insicurezza, la delusione, l'insoddisfazione, il rimpianto
temi, anche questi, che caratterizzano tutta la poetica montaliana che il poeta stesso definisce negativa e pessimista.
-Tu non ricordi- continua -altro distrae la tua memoria ormai,
si riaggomitola il filo,
solo io ne tengo ancora un'estremità ma la casa si allontana
e la banderuola affumicata gira senza interruzione
(il tempo, inesorabile, corre via)
E l'orizzonte, anch'esso fugge via,
solo, a tratti, illuminato da una luce di una petroliera
(solo a tratti, forse, incontriamo la luce della felicità).
E' qui il varco?
-Sarebbe stato qui, in questa casa, il punto fermo della mia vita?- si chiede.
Ma resta solo il ricordo e la nostalgia.
Trovo bellissima questa poesia oltre che per i temi trattati
sui quali ci sarebbe da scrivere pagine,
anche per la costruzione tecnica dei versi,
la scelta delle parole, la loro unione in un modo piuttosto che in un altro
che non avrebbe prodotto la stessa gradevole musicalità,
le parole suonano anche se si leggono solo con la mente... e mi fermo.
Un'ultima nota utile soprattutto per esprimere in disegni e colori la poesia:
Montale è definito anche il poeta dell'oggetto infatti tende a rappresentare una determinata sensazione o emozione
attraverso alcuni oggetti concreti che descrive a volte minuziosamente
e che dovrebbero far capire al lettore ciò che prova il poeta.
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