Le poesie
di
Eugenio Montale





Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre del 1896 da una famiglia benestante, per problemi di salute vive un'adolescenza difficile che lo porta a trovarsi spesso solo e lontano dalla vita borghese, cosa che lo rende molto attento al dolore che caratterizza la condizione umana

“Spesso il male di vivere ho incontrato”

forse inizia proprio in questo periodo.
È quindi, già da ragazzino, molto sensibile e tendente all’introspezione.
A causa di questa sua precaria salute, vengono scelti per lui studi tecnici piuttosto che i più lunghi classici e nel 1911 viene iscritto all'istituto tecnico commerciale "Vittorio Emanuele" dove nel 1915 si diplomerà in ragioneria con buoni voti ma contemporaneamente riesce a coltivare anche i propri interessi soprattutto letterari frequentando le biblioteche cittadine e assistendo alle lezioni private di filosofia della sorella Marianna, iscritta alla facoltà di lettere e filosofia.
Si appassiona alla letteratura, in particolare a Dante, Petrarca, Boccaccio e D'Annunzio, autori che lo stesso Montale affermerà di avere attraversato, e coltiva anche l'interesse per le lingue straniere.
La Riviera ligure di Levante, con le località di Rapallo, Monterosso al Mare e le Cinque Terre, dove la famiglia trascorre le vacanze, influenzerà molto la sua produzione letteraria.
«Scabri ed essenziali», come egli definì gli anni della giovinezza delimitano in Montale una visione del mondo in cui prevalgono i sentimenti privati e l'osservazione profonda e minuziosa delle poche cose che lo circondano: la natura mediterranea e le donne della famiglia.
Nel 1917, dopo quattro visite mediche, è dichiarato idoneo al servizio militare e viene arruolato nel 23º fanteria a Novara.
Frequenta poi a Parma il corso allievi ufficiali di complemento ottenendo il grado di sottotenente di fanteria e chiede di essere inviato al fronte.
Fu congedato, col grado di tenente, nel 1920.
A Monterosso, negli anni tra il 1919 e il 1923 conosce Anna degli Uberti, presente nelle sue poesie col nome di Arietta o Annetta e, nel 1924 conosce la giovane Paola "Edda" Nicoli e troviamo anche lei molto presente negli - Ossi di seppia- pubblicato a Torina da Piero Gobetti nel 1925 e ne -Le occasioni-.
In Italia, intanto, comincia ad affermarsi il fascismo, dal quale Montale prende subito le distanze, sottoscrivendo, nel 1825 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce ma il suo antifascismo è basato su una visione culturale piuttosto che politica e si manifesta con un disagio esistenziale e con un sentimento di malessere nei confronti della civiltà moderna.
Montale vive questo periodo nella reclusione della provincia ligure, che gli ispira una visione profondamente negativa della vita.
Il suo pessimismo, non essendo immediatamente riconducibile alla politica come non è di genesi ambientale, sopravvive anche dopo l'avvento della democrazia è risulta evidente ne La bufera e altro, il suo non riconoscersi nei due partiti di massa e nella società dei consumi.
Nel 1927 si trasferisce a Firenze dove passa degli anni molto impegnati e vivaci. Dapprima ottiene un posto di redattore presso l'editore Bemporad e nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario G. P. Vieusseux un’istituzione culturale fiorentina nata nel 1819 e ancora oggi riconosciuta come un'importante punto d’incontro culturale anche fra italiani e letterati stranieri.
Curiosamente, come ricordava egli stesso,, fu inserito in una lista di possibili candidati da Paolo Emilio Pavolini e venne scelto dall'allora podestà fiorentino Giuseppe Della Gherardesca, essendo l'unico non iscritto al Partito Fascista.
Ma, dieci anni più tardi, per l'identico motivo, venne esonerato dall'incarico, dopo che per 18 mesi gli era stato sospeso lo stipendio, nel tentativo di "incoraggiarlo" a iscriversi al Partito Nazionale Fascista.
Durante gli anni fiorentini collabora alla rivista Solaria, frequenta i ritrovi letterari del caffè Le Giubbe Rosse conoscendovi Carlo Emilio Gadda, Tommaso Landolfi ed Elio Vittorini e scrive per quasi tutte le nuove riviste letterarie che nascono e muoiono in quel periodo di ricerca poetica.
In questo contesto prova anche l'arte pittorica imparando dal Maestro Elio Romano l'impasto dei colori e l'uso dei pennelli.
Nel 1929 è ospite nella casa di Drusilla Tanzi (che aveva conosciuto nel 1927) e del marito, lo storico d'arte Matteo Marangoni, casa dove due anni prima gli avevano presentato anche Gerti Frankl.



La vita a Firenze però si trascina tra incertezze economiche e complicati rapporti sentimentali; nel 1933 conosce l'italianista americana Irma Brandeis, con cui avvia una quinquennale storia d'amore, cantandola con il nome di Clizia in molte poesie confluite ne Le occasioni, pubblicate nel 1939 e, durante questo periodo scrive le prime liriche che confluiranno poi ne La bufera e altro che uscirà poi nel 1956.
Nel 1948 si trasferisce a Milano dove diventa redattore del Corriere della Sera occupandosi, in particolare, del Teatro alla Scala e critico musicale per il Corriere d'informazione.
Scrive altresì reportage culturali da vari Paesi fra cui il Medio Oriente, visitato in occasione del pellegrinaggio di papa Paolo VI in Terra Santa.
Scrive anche di letteratura anglo-americana per la terza pagina, avvalendosi anche della collaborazione dell'amico statunitense Henry Furst, il quale gli invia molti articoli su autori e argomenti da lui stesso richiesti.
La vicenda venne rivelata da Mario Soldati nel racconto Due amici (Montale e Furst) nel volume Rami secchi (Rizzoli 1989) e soprattutto da Marcello Staglieno, con la pubblicazione su una terza pagina de il Giornale diretto da Indro Montanelli di alcune delle lettere inedite di Montale all'amico.
Nel 1956, oltre a La bufera esce anche la raccolta di prose Farfalla di Dinard. Amava anche collaborare con vari artisti ed è il caso ad esempio di Renzo Sommaruga, scultore e artista figurativo, a cui nel 1957 scrisse la presentazione della personale parigina, che si può trovare nel Secondo Mestiere.
A Milano il poeta conosce Maria Luisa Spaziani, lei ha 25 anni, lui 53 e tra i due nasce subito un rapporto speciale, una sorta di amicizia amorosa che la poetessa racconta in un'intervista a Repubblica del 2011, in occasione dei trent’anni dalla morte di Montale, e in un libro intitolato Montale e la Volpe. Ricordi di una lunga amicizia
L'amore che non è stato essendo gi entrambi impegnati, lui con Drusille, lei con Elemire Zolla.



l 23 luglio 1962 a Montereggi, presso Fiesole, sposa con rito religioso Drusilla Tanzi, di undici anni più anziana di lui, con cui conviveva dal 1939; il rito civile si celebra a Firenze il 30 aprile 1963 (Matteo Marangoni, primo marito di lei, era morto nel 1958)
Drusilla tuttavia, la cui salute si era rapidamente deteriorata, per la frattura di un femore in seguito a una caduta accidentale nell'agosto di quell'anno, morirà a Milano il 20 ottobre, all'età di 77 anni.
Nel 1969 è pubblicata un'antologia dei reportage di Montale, intitolata Fuori di casa, in richiamo al tema del viaggio. br> Il mondo di Montale, tuttavia, risiede in particolare nella "trasognata solitudine", come la definisce Angelo Marchese, del suo appartamento milanese di via Bigli, dove è amorevolmente assistito, alla morte di Drusilla, da Gina Tiossi.
che fu la governane di Drusilla e di Montale fino alla morte del grande poeta.



Le ultime raccolte di versi, Xenia del 1966, dedicata alla moglie Drusilla, Satura e Diario del '71 e del '72 del 1973 testimoniano in modo definitivo il distacco del poeta - ironico e mai amaro - dalla Vita con la maiuscola:
«Pensai presto, e ancora penso, che l'arte sia la forma di vita di chi veramente non vive: un compenso o un surrogato» (Montale, Intenzioni. Intervista immaginaria, Milano 1976).
Sempre nel 1966 vengono pubblicati i saggi Auto da fé, una lucida riflessione sulle trasformazioni culturali in corso.
Nel 1975 gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni».
Muore a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi derivati da una vasculopatia cerebrale.
I funerali di Stato sono celebrati due giorni dopo nel Duomo di Milano dall'allora arcivescovo della diocesi Carlo Maria Martini.
E' sepolto nel cimitero accanto alla chiesa di San Felice a Ema, sobborgo nella periferia sud di Firenze, accanto alla moglie Drusilla.

Nella seduta del successivo 8 ottobre, il Senato commemora la figura di Montale, attraverso i discorsi del presidente Amintore Fanfani e del presidente del Consiglio Giovanni Spadolini.
Il suo archivio (insieme a volumi, disegni, arredi e opere d'arte) è conservato presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.


Notizie e foto dalla rete e da alcune antologie.



Alcune sue poesie



La casa dei doganieri

Portami il girasole

I limoni



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