Rubrica Poesia in Grafica

Questa è una rubrica che curo sul Gruppo Grafico Words and Tags
e consiste in un'attività che richiede di illustrare o meglio, di disegnare, di pitturare poiché le grafiche che facciamo sono dele vere e proprie pitture tecnologiche, una poesi1 che, di volta in volta andrò a proporre.

Entrare in una poesia è cosa assai ardua, difficilmente infatti, si riuscirà a conoscere la scintilla che l'ha fatto poi nascere, c'è sempre un qualcosa scatenante ma esso è racchiuso nel cuore e nell'anima del poeta.
Ci possono un po' aiutare il profilo biografico del poeta, il periodo storico in cui è vissuto, per i viventi è il nostro, la corrente letteraria a cui è appartenuto o appartiene e la nostra interpretazione personale.

Leggetela la poesia più volte e vedrete che sarà una parola, una frase, un intero concetto che vi farà scattare la scintilla per creare la vostra grafica.
Potete liberamente fare una vostra creazione o seguire un tutorial che riporti qualcosa della poesia e, sarebbe gradito conoscere quale elemento della poesia ha fatto nascere la vostra creazione.





12 novembre 2023


Siamo già in clima natalizio e, per restare in tema vi propongo oggi una poesia dedicata al protagonista del Natale: Gesù Bambino.
La poesia è di un autore che più che come poeta è conoscito come scrittore, anzi come uno dei più grandi scrittori italaini del prino Novecento, Dino Buzzati, l'autore del Deserto dei Tartari e di Un amore per citare due fra i suoi libri più famosi.






In questa ricorrenza del Natale che sta sempre più perdendo il suo significato iniziale che dovrebbe essere ben desto dentro di noi per espandersi verso l'esterno, addobbi, regali, pranzi, cenoni e chi più ne ha più ne metta (provate a domandare a qualche bambino di oggi perchè si festeggia il Natale ma non vi meravigliate poi della risposta), perché non riportare un po' l'ingenuità e la semplicità di quando eravamo piccoli?
Allora a Gesù bambino che nasceva ci credevamo eccome, non sapevamo dove ma, del resto non sapevamo neppure dove erano nati tutti quei bambini che popolavano il nostro spazio di vita e credevamo a Babbo Natale, all'andare a letto presto la sera della vigilia che se l'amato vecchietto ci avesse trovati svegli non ci avrebbe lasciato niente e così via...
Poi sono arrivate la ragione e la scienza...
Buzzati in questa poesia ci riporta in quell'atmosfera fiabesca tipica delle favole natalizia, in quel mistero che noi tutti viviamo la notte di Natale e che ci fa immergere nei ricordi di quando eravamo piccoli.
-E se sul serio Venissi?-
dice Buzzati
- fa' piano quando entri in casa nostra e non svegliare i ragazzi, che delusione sarebbe per noi
noi che ci crediamo chissà cosa
coi nostri atomi coi nostri razzi-
Specialmente in questi giorni di insensate guerre che si aggirano nel nostro mondo.
Grande Buzzati e bellissima la sua poesia.


Buon Natale

E se invece venisse per davvero?
Se la preghiera, la letterina, il desiderio
espresso così, più che altro per gioco
venisse preso sul serio?

Se il regno della fiaba e del mistero
si avverasse? Se accanto al fuoco
al mattino si trovassero i doni
la bambola il revolver il treno
il micio l’orsacchiotto il leone
che nessuno di voi ha comperati?

Se la vostra bella sicurezza
nella scienza e nella dea ragione
andasse a carte quarantotto?
Con imperdonabile leggerezza
forse troppo ci siamo fidati.

E se sul serio venisse?
Silenzio! O Gesù Bambino
per favore cammina piano
nell’attraversare il salotto.

Guai se tu svegli i ragazzi
che disastro sarebbe per noi
così colti così intelligenti
brevettati miscredenti
noi che ci crediamo chissà cosa
coi nostri atomi coi nostri razzi.

Fa piano, Bambino, se puoi.

Dino Buzzati







 

21 gennaio 2024

Riprendiamo, dopo la pausa natalizia, il nostro percorso poetico.
Il poeta che ho scelto oggi è,
sempre secondo il mio modesto e poco professionale parere,
uno dei mostri sacri della poesia mondiale
e la poesia che propongo è anch'essa -un mito-.
E' una fra le più conosciute poesie nerudiane
forse perché il poeta affronta,
col suo stile fluido, lineare, gradevole alla lettura,
un argomento in cui ciascuno di noi potrebbe ritrovarsi.
Chi, infatti, durante il proprio cammino di vita
 non si è mai incontrato con l'assenza?
Per un breve o lungo periodo,
per varie circostanze dovute al quotidiano
o un'assenza definitiva senza possibilità di ritorno
sono comunque eventi che ci danno tristezza, nostalgia, a volte sofferenza,
per la mancanza della persona o delle persone a cui vogliamo bene.
E dell'assenza parla Neruda nella poesia
-Abbiamo perso anche questo crepuscolo-
non ci dice di chi
ma ci fa conoscere, in modo poetico, le sue sensazioni ed emozioni dovute alla mancanza di qualcuno che ama e che gli manca moltissimo e che ritrova nel ricordo di luoghi, parole, situazioni che li hanno visti insieme.
Bellissimo è il verso del mantello che gli si accuccia ai piedi da sembrare un cane ferito,
una delle metafore che spesso Neruda adopera nella sua poetica
e che potrebbe significare che lui stesso
in quel momento si senta come un cane ferito.
Del resto ogni poesia ha un significato di base,
come in questo caso l'assenza, le sensazioni che essa dà, i ricordi,
su cui tutti concordiamo ma,
oltre a questo,
ogni lettore può trovarvi altri significati in base alla propria sensibilità,
alle proprie conoscenze, alle proprie esperienze.



Abbiamo perso anche questo crepuscolo

Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l’anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perché mi investirà tutto l’amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

È caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.


xxxxxxx


Hemos perdido aun este crepúsculo.
Nadie nos vio esta tarde con las manos unidas
mientras la noche azul caía sobre el mundo.

He visto desde mi ventana
la fiesta del poniente en los cerros lejanos.

A veces como una moneda
se encendía un pedazo de sol entre mis manos.

Yo te recordaba con el alma apretada
de esa tristeza que tú me conoces.

Entonces, dónde estabas?
Entre qué gentes?
Diciendo qué palabras?
Por qué se me vendrá todo el amor de golpe
cuando me siento triste, y te siento lejana?

Cayó el libro que siempre se toma en el crepúsculo,
y como un perro herido rodó a mis pies mi capa.

Siempre, siempre te alejas en las tardes
hacia donde el crepúsculo corre borrando estatuas.

Pablo Neruda
da Venti canzoni d'amore e una canzone disperata.













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