19 marzo 2023
Vi propongo oggi qualche poesia tratta dai Canti Orfici, libro poetico che entusiasmò
talmente tanto Sibilla Aleramo e, come abbiamo visto la volta scorsa, sappiamo poi come andò a finire.
Un breve cenno biografico
Dino Campana nasce a Marradi, in provincia di Firenze nel 1885 ed è una tra le voci più significative della poesia del ‘900.
Di questa raccolta viene smarrito il manoscritto consegnato a Papini e
Soffici e l’autore è costretto a ricostruire i testi a memoria.
Una prima edizione viene stampata a spese di Campana da un tipografo di Marradi nel 1914.
Personalità travagliata, chiude i suoi giorni nel 1932 nel manicomio di Castel Pulci dove era stato ricoverato dal 1918.
Dal web
Una biografia più dettagliata la puoi trovare qui.
Clicca sull'immagine.
Ed ecco, come prima poesia la super gettonata
In un momento
che Campana scrisse per Sibilla,
quando ormai le rose erano sfiorite.
In un momento
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P. S. E così dimenticammo le rose.
Per Sibilla Aleramo
È una poesia tratta dai Taccuini, datata 1917e dedicata a Sibilla Aleramo,quando
la loro relazione è ormai finita, sfiorita, appassita come accade alle rose ma
in lui c'è ancora vivo il ricordo di quando quelle rose le cercavano insieme,
poetica espressione ad indicare che entrambi cercarono e vollero quel viaggio
chiamato amore anche se quelle rose si alimentavano spesso di lacrime e sangue
tanto che finiscono per rendersi conto che quelle rose non erano le loro rose,
non era quello l'amore che avevano creduto che fosse e dimenticarono la bellezza delle rose.
Bellissimi questi versi che racchiudono un po' tutta la poetica di Campana che possiamo definire
simbolista, una poetica in cui si procede attraverso i simboli, attraverso l'intuizione che, dal finito,
ci trasporta nell'infinito.
La rosa, il fiore sempre giovane, che vive poco dopo aver sfolgorato nella luce con la sua bellezza
ma che muore tra gli spini soffocato dal calore del sole, come fu il loro amore, un amore fragile e appassionato.
Difficile classificare la corrente poetica a cui Campana appartiene, un cenno più
dettagliato
lo si può trovare nelle note biografiche nella pagina che ho indicato in precedenza.
Metto qualche altra poesia per poter conoscere un po' di più questo poeta.
Quella che mi piacerebbe veder "disegnata" è -In un momento - ma... a voi la scelta.
Sul più illustre paesaggio
Sul più illustre paesaggio
Ha passeggiato il ricordo
Col vostro passo di pantera
Sul più illustre paesaggio
Il vostro passo di velluto
E il vostro sguardo di vergine violata
Il vostro passo silenzioso come il ricordo
Affacciata al parapetto
Sull'acqua corrente
I vostro occhi
forti di luce.
Per Sibilla Aleramo.
Da Taccuini, abbozzi e carte varie 1
Barche amorrate (ormeggiate)
Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza
Ne l'ultimo schianto crudele
Le vele le vele le vele!
Metto la perifrasi presa dal web che mi sembra ben fatta.
E così ecco queste ballerine che danzano
bianche nel proscenio del mare, sulle barche
ormeggiate (amorrate) in un mare mosso che ricorda tanto
lo studio op. 25 n. 12 di Chopin. La poesia si innalza nel
vento parola per parola a suon di frustate d’aria e di lamenti
e di sibili fino a che è l’onda a squassare per ultima con un suono totale, crudele.
Ed ancora una super richiesta che i più, anzi, considerano la migliore del poeta.
Chimera
Non so se tra rocce il tuo pallido
Viso m'apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda:
O delle primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O Regina o Regina adolescente:
Ma per il tuo ignoto poema
Di voluttà e di dolore
Musica fanciulla esangue,
Segnato di linea di sangue
Nel cerchio delle labbra sinuose,
Regina de la melodia:
Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del suo pallore,
Non so se fu un dolce vapore,
Dolce sul mio dolore,
Sorriso di un volto notturno:
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
Dino Campana
Secondo la critica è, sicuramente, il testo più famoso e più riuscito di Dino Campana.
Fu pubblicato in rivista nel 1912 e fu poi scelta dal poeta per aprire la sezione dei “Notturni” dei “Canti orfici”.
Soggetto è la mitologica Chimera che sfugge sempre, lontana sull’orizzonte, che agita il desiderio e rende impossibile la quiete.
È l’idea stessa della poesia campaniana, in fondo, che Montale additava già come
«una poesia in fuga…
che si disfà sempre sul punto di concludere».
Come una chimera, che si allontana di nuovo quando siamo sul punto di
raggiungerla.
E allora ecco che Campana ci costringe a seguirlo in questa assurda ricerca dove
il femminile, il poetico, la musa, l’amore sono concentrati nella Chimera che va lontana
destando un amore che è fonte di dannazione e di gioia.
Dal web
E mi fermo ma tante altre ce ne sarebbero, tutte bellissime, più si leggono queste poesie
e più ci si avvicina all'animo del poeta e non all'uomo matto.
Capisco l'entusiasmo cosa provò Sibilla, leggendo queste poesie.
|