Istanbul


Domenica 23 settembre 2012


In giro per Istanbul


La chiesa/museo di Santa Sofia




Fu l'edificio pi� sacro del periodo bizantino e nei secoli successivi
nessun'altra costruzione fu in grado di superare questa opera architettonica.
Dall'anno 517 fino alla conquista di Istanbul per 916 anni
funzion� come una chiesa e dopo questa data
fino al 1934 per 481 anni funzion� come una moschea.
Per poter portare alla luce i mosaici ricoperti d'intonaco nel 1750,
con l'ordine di Ataturk, fu realizzato un grande restauro
e fu aperto al pubblico nel 1935, come museo.
E' il terzo pi� visitato della Turchia.
Il nome Santa Sofia � uno dei tre attributi dedicati a Dio.
Santa Sofia = la divina sapienza.

Nel 360 l'imperatore Costantino fece costruire una chiesa Megalo Ekkesia,
completamente di legno che fu distrutta da un incendio il 20 giugno del 404.
Fra il 404 e il 416 sulle fondamenta della precedente
fu costruita un'altra chiesa dall'architetto Ruffinos
e fu consacrata il 10 ottobre del 416.
Il finanziatore di questa seconda chiesa a tre navate fi l'imperatore Teodosio.
La chiesa fu distrutta durante la rivolt< di Nika (Vittoria) il 13 e il 14 gennaio del 532
in modo da non poter essere restaurata.
Alcuni di questi suoi resti: le mura di fondamenta, il frontone con fregi di agnelli
e i gradini si possono ancora vedere nell museo davanti all'entrata.
Dopo la rivolta di Nika,
l'imperatore Giustiniano fece costruire la chiesa attuale fra il 532 e il 537
e diede l'incarico della costruzione della terza chiesa al famoso matematico Antonio di Tralles
e all'architetto Isidoro di Mileto.
Il migliore materiale da costruzioen fu trasportato alla citt� da tutte le parti del paesee
10.000operai guidati da 100 capomastri vi lavorarono per 5 anni.
Le placche di marmo utilizzate nell'interno furono trasportate dall'Anatolia
e da altri paesi del Mediterraneo.





Nella navata centrale si trovano 8 colonne di marmo verde trasportate da Efeso
dal Ginnasio del porto.
Per ciascun angolo della navata centrale si trovano
due colonne rosse di porfido trasportate
dal tempio di Apollo da Baalbek in Libano.
Per poter costruire la gigantesca cupola con materiale leggero,
furono trasportati dei mattoni particolari dall'isola di Rodi.
40 colonne vennero utilizzate nella navata centrale e 67 nelle Gallerie superiori.
Nel periodi iconoclasta, iniziato nel 726, come anche in altre chiese,
i mosaici di Santa Sofia rappresentanti scene e personaggi religiosi cennero distrutti
e sostituiti con croce semplice.
Nell'843, alla fine dell'iconoclastia fu di nuovo permessa l'iconografia delle scene religiose
e Santa Sofia fu decorata con scene ordinate dagli imperatori.
Durante l'invasione dei Latini nel 1204, i tesori della chiesa furono saccheggiati
e i mosaici vennero in gran parte danneggiati.
Dopo la conquista Sultan Mehemet fece la sua prima preghiera a Snta Sofia,
il 3 giugno 1453 e ordin� il restauro dell'edificio e la trasformazione in moschea.
All'inizio furono costruite la nicchia (miharab, in basso all'abside
e verso la Mecca)
due minareti in m atrio e cisterna per 150 studenti).
Nell'Islan essendo proibito pregare dove ci sono delle immagini umane,
i mosaici furono ricoperti di un sottile strato d'intonaco,
alle croci delle porte furono tolti gli spartimenti trasversali
e le croci dei muri furono cancellate.
Le 16� secolo vennero aggiunti altro due minareti dall'architetto Sinan.
Il pi� importante restauro fatto a Santa Sofia si realizz� fra il 1847 e il 1849
dai fratelli Gaspare e Traiano Fossati.
Dopo la fondazione della Repubblica Turca,
l'edificio funzion� ancora per qualche tempo come moschea.
Il 24 ottobre del 1934,
con l'ordine di Ataturk e con la decisione della Camera dei Deputati,
Santa Sofia fu chiusa al culto religioso per i restauri.
L'intonaco che ricopriva i mosaici fu tolto dall'Istituto americano dell'Arte Bizantina,
le scene furono di nuovo portate alla luce e il 1� febbraio del 1935
l'edificio fu aperto al pubblico, come museo.





Santa Sofia, architettonicamente, viene descritta basilica a tre navate
ed � il primo esemplare di questo stile.
La sua cupola alta 55,50 metri e non � costruita a forma di cerchio,
il suo diametro da una parte � di 31 metri, dall'altra di 33 metri.
La superficie � di 7570 metriq e le sue dimensioni sono 75 per 79 metri.
Il nartece (atrio, vestibolo delle basiliche paleocristiane e di quelle romaniche pi� antiche),
situato all�esterno della facciata (esonartece) o, pi� raramente, all�interno (endonartece)
e riservato originariamente ai penitenti e ai catecumeni)
situato all'entrata � lungo circa 60 metri e alrgo 11 metri.
Nel nartece esterno sono esposti alcuni pezzi di mosaici di pavimento,
un sarcofago, un fonte battesimale e le tavolette incise
con delle decisioni di un concilio ecumenico del 12� secolo.
Passando dal nartece esterno a quello interno si possono vedere le croci
a cui furono tolti gli spartimenti trasversali nel periodo ottomano.
Le magnifiche decorazioni dell'edificio iniziano dal nartece interno.
Le placche di marmo furono messe sui muri simmetricamente
in modo da realizzare dele figure mistiche.
Il soffitto del nartece interno � completamente decorato con mosaici d'oro,
un'area di 16.000 metriq � decorata con dei piccoli pezzi di marmo e di pietra,
chiamate Tesserae che supera due volte l'area totale della chiesa.
Passando dal nartece interno alla navata centrale ci sono 9 porte,
6 di queste porte a due lati appartenevano al popolo,
la pi� grande, al centro, all'imperatore,
le due laterali a questa, ai dignitari e agli ufficiali che accompagnavano l'imperatore.
Le placche d'oro della porta imperiale e le placche d'argento delle due laterali
furono tolte durante l'invasione dei Latini.
Passando dal nartece interno alla navata centrale,
la prima cosa che colpisce � la cupola che sembra sospesa nel vuoto.
Al centro della cupola circondata da 40 finestre,
si trova l'iscrizione di un versetto del Corano che fu aggiunta
dopo la conquista per ricoprire il mosaico di Ges� Cristo.
Sui quattro pennacchi che sostengono la cupola sono rappresentati i quattro cherubini.
Le figure di leone, di toro, di aquila e di angelo e le facce dei cherubini
sono ricoperte con delle stelle poligonali.
Sul muro destro dell'entrata,
sotto le finestre si vedono le figure in mosaico del patriarca di Costantinopoli
Ignazio (9� se.), del patriarca Giovanni Crisostomo (4�sec.)
e del patriarca di Antiochia (l'odierna Antakia) Ignazio Teophoros.
Le due urne di marmo che hanno la capacit� di 1250 litri,
poste ai lati dell'entrata,
sono state trasportate dalla citt� antica di Pergamo nel 16 secolo.
All'entrata della navata laterale sulla sinistra,
si trova una colonna chiamata "la colonna piangente" oppure "la colonna sudante".
Si crede che tutti i desideri si avverino mettendo il pollice nel buco
e facendo un cerchio completo con la mano.

Mentre eravamo in attesa di entrare,
ho provato a mettere il pollice e a fare questo giro,
beh, m'� riuscito, speriamo che ci� che ho pensato si avveri.

I grandi medaglioni che si trovano ai lati e sui muri,
portano i nomi in arabo delle personalit� importanti dell'Islam.
Sulla destra della nicchia (miharab) si trova il nome di Allah,
sulla sinistra Muhammed,
sui lati laterali i primi quattro califfi (Ebubekir, Omer, Osnam e Al�)
e ai lati dell'entrata i due nipoti del profeta (Hasan e Huseyn).
Questi medaglioni alti 7,5 metri,
si considerano gli esemplari pi� grandi di calligrafia di tutto il mondo musulmano.



Sotto la cupola, sulla destra della navata centrale,
si nota un pezzo di pavimentazione decorata con dei cerchi di marmo colorato.
Questo posto veniva utilizzato per l'incoronazione degli imperatori bizantini.
Il trono dell'imperatore veniva messo sopra il cerchio pi� grande
in mezzo e gli amministratori
si fermavano sopra gli altri cerchi pi� piccoli.
Dentro l'abside che � decorata con delle placche colorate di marmo,
si trova la nicchia rivolta alla Mecca e diverse placche scritte in arabo.
Sulla sinistra dell'abside si trova la loggia del sultano (19 secolo)
e sulla destra il pulpito (Mimber) che serve per le prediche del giorno venerd�.
Davanti al pulpito si vede la loggia del Muezzin dove si legge il Corano (16 secolo).
L'impronta di una mano che si trova sul muro vicino alle colonne di porfido,
sulla destra dell'abside, � dedicata alla Madonna.
Questo pezzo di marmo fu trasportato dalla chiesa Theotokos
che � un'altra opera bizantina di Istanbul.
Nella navata laterale di destra si trova la biblioteca di Santa Sofia dove,
nel 18 secolo vi fu trasportata la biblioteca del Palazzo,
durante il regno del sultano MahmutI.
Sopra la porta interna dell'uscita, si trova il mosaico meglio conservato della chiesa,
in questa scena si vede in mezzo Maria con il bambino Ges� sulle ginocchia,
l'imperatore Costantino sulla destra e l'imperatore Giustiniano sulla sinistra.
Sulle mani di Costantino si vede un modello della citt�
e su quelle di Giustiniano il modello della chiesa.























Per raggiungere le gallerie superiori che erano utilizzate dalle donne e per i concili
bisogna attraversare un corridoio in salita,
assai faticoso, potrei aggiungere,
che ha l'ingresso sulla sinistra del nartece interno.
Al posto delle scale fu preferito questo tipo di accesso alle gallerie per non disturbare
l'imperatrice che veniva trasportato sopra una portantina.
Le travi di legno a forma di croce si trovano fra gli archi della galleria centrale
e sono dei capolavori di mano d'opera che si possono vedere solo nel Monastero di Caterina,
nel deserto di Sinai.
La galleria del Sud � la pi� attrattiva fra le gallerie superiori.
Sulle placche di marmo sulla sinistra ci sono delle scritte dove viene descritta
la permanenza dei Viking a Istanbul.
La porta di marmo che si trova all'entrata della galleria di destra
viene chiamata -La porta del Paradiso-. Sulla parte di dietro di questa porta
si possono vedere due figure di croci.
Attraversata la porta, subito sulla destra si trova un mosaico,
forse il pi� bello e il pi� attraente mosaico di tutta Istanbul.
In questo mosaico dove erano rappresentati Ges� Cristo,
la Vergine e San Giovanni Battista sono stati utilizzati dei pezzi piccolissimi
e multicolorati di mosaici. La parte inferiore fu in gran parte distrutta
con l'invasione dei Latini.
La scena si chiama Deisis e risale al 14 sewcolo.
La Vergine e San Giovanni Battista con i volti tristi,
richiedono a Ges� la spedizione anche dei peccatori al paradiso.
Davanti al muro, di fronte a Deisis si vede la pietra tombale di Enrico Dandolo
che venne a Costantinopoli nel 1204 con l'esercito latino.
Dopo aver conquistato la citt�, il comandante veneziano mor� nel 1205.
In fondo alla galleria ci sono altri due mosaici con due imperatori diversi
con le loro famiglie assieme a Maria e Ges�, l'imperatore Commeno,
sua moglie Irene di origine ungherese e il loro figlio Alessio sul muro di fianco.
Nell'altro mosaico sono rappresentati Ges� Cristo in mezzo e sul trono,
circondato ai due lati dall'imperatrice Zo� e suo marito Costantino Monomaco.
Da questo punto se si guarda la parte superiore dell'abside,
si pu� vedere il mosaico del 9 secolo
dove sono rappresentati la Vergine con il Bambino
e con gli Arcangeli Michele e Gabriele.


E dopo aver saziato, con questa mangiata di cultura, lo spirito,
� ora di andare a saziare anche la carne, nella fattispecie lo stomaco
che reclama il suo giusto compenso.

Ore 13,30, pausa pranzo.
Ristorante vicino alla Santa Sofia, elegante ed affollato, antipasto a buffet con un po' di tutto,
verdure in abbondanza, formaggi, insalata di mare, yogurt,
immancabile per la mai felicit�
poi i primi, un rotolone di pasta ripiena e un piatto di riso al forno,
l'immancabile kebab per secondo,
patate al forno, ancora verdure, frutta e varie specie di dolci.
Per concludere il caff� o meglio quella broda che loro chiamano caff�,
un tazzone di acqua nera quasi insapore che per fortuna correggiamo al fernet,
con la provvidenziale bottiglia che ci siamo portati dietro
da Roma e che gradiscono assai anche alcuni altri commensali
facenti parte del nostro gruppo.
Ricognizione al bagno per le immancabili necessit� umanamente fisiologiche,
una riavviata ai capelli e una passatina di rossetto
e via per la prossima tappa: la Moschea Blu, la famosissima Moschea Blu.
Solito rituale pre-entrata, togliere scarpe, infilarle in buste di plastica
che sono messe a disposizione dalla moschea, questa volta no.plastic
ai piedi, continuano a dire i sorveglianti,
quindi calzini nudi e, per chi non ce l'ha, piedi nudi,
sperando che i tappeti ogni tanto vengano spolverati e disinfettati, velo in capo e si entra.

Beh, la visione che se ne ha, fin dal primo impatto, � veramente stupenda.
Il colpo d'occhio ci regala tutta la magnificenza blu di questo luogo


.





La Moschea Blu

La Moschea di Sultan Abmet

La Moschea di Dultan Abmet, che fu fatta costruire dalk 14�Sultano ottomano
AbmetI (1603 - 1617) � la pi� grande e maestosa moschea di Istanbul ed �
l'ultimo edificio maestoso dell'arte e della di architettura religiosa ottomana.
Il luogo scelto per la sua costruzione fu quello dell'Ippodromo bizantino
chiamato Ameydam che allora era sempre il cventro della citt�.
Altro motivo di questa scelta � stata la vicinanza col palazzo di TopKapi.
Molta cura si � data per la scelta dei materiali da costruzione.
La 12.043 piastrelle di maiolica sono state fabbricate ad Izmic
e i candelabri di cristallo sono stai importati dall'estero.
Terminata la costruzione, alla moschea vennero fatti diversi doni,
notevoli sono i Corani scritti a mano.
Il cortile interno, costruito su una piattaforma ha una superficie uguale a quella della sala centrale
e misura 72 m. per 74m.
Per entrare nel cortile esterno ci sono 5 porte.
Una catena � appesa alla porta centrale e d� accesso sull'Ippodromo.

Secondo la leggenda questa catena impediva l'entrata del Sultano sopra il cavallo
e lo obbligava a smontare da cavallo ed entrare dentro con rispetto coem tutti gli altri.

Il cortile interno ha 3 ingressi.
Al nord, in basso, ci sono le fontanelle che servono per le abluzioni, al centro un Satrvan (fontana).
Sopra 26 colonne di granito sono state costruite 30 cupolette.
Il padiglioen del sultano,
costruito a sud-est della moschea ha una nicchia privata ed � una novit� provata per la prima volta in questa moschea.
I minareti della moschea blu sono 6, 4 hanno 3 balconcini e 2 ne hanno due ciascuno.

Secondo una leggenda il sultano disse al suo architetto di costruire una moschea
con dei minareti d'oro.
Essendo una spesa enorme, l'architetto al posto di costruire dei minareti d'oro,
costru� 6 minareti facendo finta di aver capito male la richiesta del sultano
(in turco la pronuncia del 6
assomiglia alla pronuncia di oro).

Il motivo di chiamarla moschea blu
si deve alle sue maioliche e ai suoi dipinti che ricoprono i suoi muri e le sue cupole,
nei quali predomina il colore blu.
Si pu� notare un rapporto forte fra la religione e l'arte.
Essendo proibito nell'Islam la presenza delle immagini e della musica
dove si prega, queste due arti non si sono sviluppate ma si sono sviluppate
invece le altre arti come calligrafia, la lavorazioen del vetro,
della pietra e della maiolica.
Per il motivo che la preghiera musulmana si fa sul pavimento
e non si usano le panchine come nelle chiese,
l'arte della lavorazioen dei tappeti � molto progredita.
I Turchi, fin dal 12 secolo praticarono la lavorazione delle maioliche
e, esattamente come nella lavorazione dei tappeti,
anche in quest'arte si notano delle differenze di colore e di disegno
secondo le regioni dove vengono fatte.
I disegni predominanti in questa moschea sono le foglie, i rami, i tulipani,
le rose,i giacinti, i garofani, i grappoli d'uva.
Nella moschea ci sono 260 finestre.
La cupola � alta � alta 43 metri e il suo diametro raggiunge i 23,5 metri.
Il diametro dei grossi pilastri che sostengono questa grande cupola,
i pennacchi e le semicupole � di 5 metri.
La pietra nera che si nota dentro la nicchia (miharab) fu trasportata dalla Mecca.
Vicino alla nicchia si trova il pulpito (mimber) ceh serve per la predica.
La loggai del muezzin che si trova di fronte al pulpito, � una copia di
quella della Mecca.
Le scritte che decorano la cupola, le semicupole e i pilastri, sono dei versetti del Corano, opere del calligrafo Seyd Kasum Buhari, di Diyahakari e
delle frasi che appartengono al profeta Maometto.
Fino a poco tempo fa il pavimento era ricoperto con dei tappeti fatti a mano,
ora sono stati sostituiti con quelli fatti a macchina.
A nord-est della moschea si trova ol mausoleo fatto costruire
dal figlio del sultano AhmetI
che contiene le tombe dei genitori e di altre persone che erano della famiglai dei sultani.

Finito la visita alla moschea blu, prendiamo la strada verso qualcosa che
non far� affatto paicere al nostro portafogli:


il Gran Bazar.











Il Gran Bazar Coperto Kapah�arsi � il primo luogo
che viene in mente ad uno straniero venendo ad Istanbul.
E' vero, le numerose merci che vediamo esposte sulle bancarelle delle nostre fiere e mercati
le immaginiamo provenienti da qui.
Cominciamo a girare fra gli innumerevoli negozi strabordanti di merdi
di ogno sorta e di ogni prezzo.
La guida ci dice che questo mercato � stato distrutto da 12 terremoti e 9 incendi
durante il periodo ottomano,
fu restaurato nel 1894 dopo un terremoto e nel 1954 dopo un incendio.
Su una superficie di 3 ettari,
ci sono circa 3.500 negozi, 15.000 venditori e 80 stradene.
Fra le 18 porte che immettono nel Gran Bazar sono la porta di Nuruosmaniye,
sopra questa porta si trova un emblema con un'arma, un libro e una bandiera
e la porta di Beyazit e sopra questa porta c'� scritto "Dio ama i mercanti"
e si trova anche l'emblema del sultano Abdulhamit II.
Dentro al mercato ci sono 7 fontane, un pozzo, una moschea
e 12 piccole moschee (mescid).
Impossibile girarlo tutto, non sarebbe bastata una giornata
invece il nostro tempo � assai linitato
poi ci accorgiamo che,
a parte qualche articolo un po' diverso
le merci sono un po' tutte uguali.
Compro alcuni oggetti tipici dell'artigainato turco per fare regaletti
al mio ritorno:
astucci e portaocchiali di stoffa decorata con gli stessi disegni
che si vedono sui tappeti,
braccialetti con pietre dure. foulards,
sciarpe,
piatti decorativi,
magneti con immagini di Istanbul.








Ritorno in albergo per la cena.
E, dopo cena passeggiatina notturna per andare a comprare il t� alla mela
in una rivendita che ci avevano detto
essere fornita di scatole di questa ottima bevanda.





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